Drammatico record tra le donne: il numero delle inattive supera quello delle occupate

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Alla vigilia del vero avvio sulla riforma del lavoro, arrivano dati sempre più scoraggianti sull’occupazione. Il nostro Paese si conferma fanalino di coda in Europa sul tasso di occupati che ha toccato a dicembre quota il 56,9% con un calo 0,1% rispetto a dicembre 2010. Il quadro è desolante per l’occupazione femminile: siamo l’unico Paese europeo dove il tasso di occupazione è più basso di quello di inattività : 46,8% contro 48,2%. In pratica sono più le donne che non hanno un lavoro e neanche lo cercano, di quelle che hanno un’attività .
IL TOP DA 7 ANNI
L’Istat continua a certificare la vera tragedia italiana. La disoccupazione tocca il picco e non va meglio per i giovani: uno su tre è senza lavoro. Con un aumento dello 0,1% rispetto a novembre e dello 0,8% su un anno fa, la disoccupazione si attesta all’8,9%. Le persone alla ricerca di un impiego sono aumentate in un solo mese di 20 mila unità  e su base annua di 221 mila. Si tratta del dato più alto da quando, nel 2004, sono iniziate le serie dell’Istat. E se ci si riferisce alle serie trimestrali si torna ai livelli del 2001 tornando a 2,2 milioni di disoccupati. Il tasso di disoccupazione giovanile (persone tra i 15 e i 24 anni) è pari al 31%, in diminuzione di 0,2% rispetto a novembre ma in aumento de 3% rispetto a dicembre 2010 (era al 28%).
E intanto in Germania le cose vanno molto diversamente: nell’ultimo anno la disoccupazione è scesa dal 6,7% (mentre in Francia è salita dal 9,7% al 9,9%, la media europea è al 10,4%, ai massimi dall’introduzione della moneta unica). Magari è quello il modello a cui guardare.
I dati comunque sono allarmanti. E la Cgil li “lavora” per darne di ancora più tragici, soprattutto rispetto alle possibili riforme annunciate dal governo.
«Prima della crisi attacca il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni gli occupati erano 700 mila in più, se non ci fosse stata la cassa integrazione e in particolare la Cig straordinaria e la deroga, i disoccupati sarebbero oggi più di 3 milioni. Questo continua Fammoni sarebbe già  avvenuto e avverrà  se la cassa integrazione sarà  ridotta e se si punterà  solo sulla disoccupazione e su un reddito minimo per il quale però non c’è alcuna risorsa». Ma Fammoni rilancia soprattutto il problema dei giovani. «Al 31% di giovani disoccupati (che in realtà  sono di più perché anche una parte dei giovani è in cassa integrazione), che prospettiva si dà ? Un lavoro con meno diritti e sempre più ricattabile? Una mobilità  da un lavoro precario in un’azienda a un lavoro temporaneo in un’altra? Ricordo che la teoria del “meglio un lavoro qualunque”, ha portato proprio a questa situazione di lavoro per i giovani».
Per la Cgil dunque dai dati Istat arriva un messaggio preciso per la trattativa che parte domani: «Servono tutele straordinarie e uno straordinario Piano per il lavoro per ridurre il precariato conclude il segretario Cgil e dare ammortizzatori universali a tutti i lavoratori mantenendo la possibilità  di non rompere il rapporto con l’impresa in tutti i casi possibili e dando una tutela maggiore alla disoccupazione. Dire invece che occorre facilitare il licenziamento per più occupabilità  è il contrario dei dati reali».
Il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini, sottolinea che «è necessario un intervento organico di sostegno alle assunzioni dei giovani, delle donne, degli over 50 e per il reimpiego dei lavoratori in cassa integrazione e dei disoccupati, valorizzando in primo luogo l’apprendistato, il contratto di inserimento, il part-time lungo, mettendo in campo ulteriori incentivi al loro utilizzo».
INCONTRO SINDACATI-CONFINDUSTRIA
Dopo gli annunci dei giorni scorsi, ieri è stato ufficializzato l’incontro tra le parti sociali preparativo al tavolo con il governo di domani. Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl si incontreranno alle 9,30 alla foresteria dell’associazione degli industriali in via Veneto a Roma. L’incontro tra Emma Marcegaglia, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Giovanni Centrella punta a definire una posizione comune sulle possibili proposte del governo. Come anticipato lunedì, non ci sarà  però nessun documento scritto. In più al tavolo mancheranno ReteImprese, Abi (che doveva ospitare il vertice nella sua sede) e Ania, che invece saranno a palazzo Chigi domani. Nessuna frattura tra le parti sociali, solo differenti tattiche rispetto ad un tavolo che rappresenta un punto interrogativo per tutti. Rimasti spiazzati dall’atteggiamento e conduzione del ministro Fornero nella prima riunione, le parti sociali rimangono assai guardinghe. E si aspettano ancora sorprese.


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