Ducati in vendita, vale un miliardo

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MILANO – Ducati scalda i motori per sbarcare in Asia. Il gruppo di Borgopanigale starebbe percorrendo due strade contemporaneamente, ma entrambe potrebbero portare l’azienda a migrare ad Est. Andrea Bonomi, capo del fondo Investindustrial che dal 2006 controlla e gestisce la rossa delle due ruote, avrebbe già  nominato tre advisor – Banca Imi, Goldman Sachs e Deutsche Bank – e starebbe aspettando di capire se conviene di più collocare l’azienda sulla Borsa di Hong Kong – come ha fatto Prada la scorsa estate – oppure vendere il gruppo a un partner industriale, che verosimilmente potrebbe arrivare da oriente. 
Scegliere una o l’altra via, comporta benefici e ritorni diversi. Probabilmente con la quotazione sul maggior listino cinese, Bonomi riuscirebbe a spuntare un prezzo migliore, e poi in un secondo tempo potrebbe cedere il controllo a un partner massimizzando il ritorno in tempi brevi. Vendendo invece subito la società  a un gruppo industriale e restando socio di minoranza, il manager riuscirebbe a proiettare Ducati in un mondo di opportunità  maggiori, ma per cogliere i benefici industriali ed economici dovrebbe attendere il lungo periodo. A prescindere dal ritorno sull’investimento, che per un fondo di private equity è comunque la prima variabile, Bonomi valuterà  in concreto le opportunità  che si presenteranno sul mercato. Tenendo quindi in piedi il progetto dell’Ipo, il numero uno di Investindustrial è pronto a valutare eventuali offerte da possibili partner industriali. Chi però fosse interessato a un gioiello come la Ducati, dopo l’intervista pubblica ieri dal Financial Times, sa che deve mettere sul piatto un miliardo di euro. La cifra di per sé non è bassa, ma l’azienda è un marchio unico, capace di giustificare multipli di lusso. Del resto quando nel 2008 Bonomi lancio un’Opa sul mercato, il gruppo che era stato appena ristrutturato fu valutato circa 600 milioni, 20 volte gli utili attesi e 7,7 volte il margine lordo che era pari a 71 milioni su 464 di ricavi. Bmw si è già  chiamata fuori, dichiarando di non essere interessata alla partita, ma per il gigante indiano Mahindra, rilevare Ducati potrebbe avere molto senso. Con Valentino Rossi in sella, e con lo stile e il seguito che l’azienda italiana evoca in tutto il mondo, Mahindra potrebbe cambiare immagine, entrare nell’alto di gamma e vendere e distribuire più Ducati in Asia. Stesso discorso per un eventuale partner cinese, desideroso di competere con le solite giapponesi, come Yamaha, e magari provare il brivido di batterle su strada.


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