Egitto, gli ultras occupano Piazza Tahrir

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GERUSALEMME – La partita “maledetta” scuote i palazzi della politica, il Parlamento appena eletto, incendia le piazze del Cairo. È il day-after della strage allo stadio di Port Said, dove 74 tifosi sono rimasti uccisi nell’assalto dei tifosi del Al-Masry alla fine del match, in una caccia all’uomo che non ha risparmiato nemmeno i calciatori che sono stati evacuati in elicottero dallo stadio in fiamme. Ieri sera nella capitale gli ultrà  dell’Al-Ahly, la più blasonata squadra d’Egitto, hanno protestato prima occupando Piazza Tahrir – il luogo simbolo della rivoluzione egiziana – poi si sono scontrati con la polizia mentre cercavano di raggiungere il Parlamento e il ministero dell’Interno, bersaglio della loro protesta per l’inazione della polizia nello stadio di Port Said, dove si è consumata la più grave tragedia sportiva degli ultimi trent’anni. 
Generali e politici corrono ai ripari in un Egitto ben lontano dall’aver ritrovato una sua stabilità . Il Supremo Consiglio delle Forze Armate, al potere ormai da un anno, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale, mentre il suo capo Mohamed Hussein Tantawi, ha espresso «profondo rammarico» per l’accaduto. Il premier Kamal al-Ganzouri – che mercoledì sera ha sospeso il campionato di calcio a tempo indeterminato – ha riconosciuto la propria responsabilità  istituzionale, e davanti al Parlamento riunito in seduta di emergenza si è detto pronto a «renderne conto e adempiere qualsiasi direttiva mi sia impartita», di fatto ha messo le sue dimissioni sul piatto. Diversi partiti dell’intero arco costituzionale, dai liberali del Wafd ai salafiti di al-Nour, hanno sollecitato l’Assemblea a votare la sfiducia all’esecutivo, sostituendolo con un «nuovo gabinetto rivoluzionario in grado di garantire la sicurezza nel Paese».
Sono cadute altre teste intanto, quella del governatore di Port Said, del capo della sicurezza nella città , decapitata anche la Federcalcio. Alcuni deputati hanno accusato la polizia di aver permesso che gli scontri si verificassero per vendicarsi contro gli ultrà  dell’Al-Ahly, nemici da sempre delle forze di polizia e sempre in prima fila nelle proteste che hanno portato al collasso delle forze di polizia durante la rivoluzione dello scorso gennaio. 
Ieri pomeriggio migliaia di supporter dell’Al-Ahly si sono impadroniti del centro città  per chiedere «giustizia». I supporter della squadra della capitale si sono ritrovati davanti alla sede del club, e a loro si sono uniti gli ultrà  dello Zamalek – l’altra squadra della capitale – che nonostante la storica rivalità  sono scesi in strada per solidarietà  contro il nemico comune. Il corteo di migliaia di persone è arrivato a piazza Tahrir, dove ha ricevuto la solidarietà  dei manifestanti accampati. I dimostranti, in gran parte molto giovani, hanno urlato a gran voce al generale Tantawi: «Vattene subito», «sei peggio di Mubarak». Poi la battaglia con le forze anti-sommossa finita con decine di arresti e oltre duecento feriti. 
Oggi sarà  un’altra giornata calda. Ultrà , attivisti, tifosi, parti d’opposizione hanno annunciato una manifestazione per chiedere una definitiva uscita di scena del Consiglio Supremo delle Forze armate e del suo Capo. Nella tarda serata reparti blindati hanno cominciato a presidiare le zone del centro, la tv di Stato. «Vogliono punirci per la nostra partecipazione alla rivoluzione contro la repressione», annunciano gli ultrà  dell’Al-Ahly sul loro sito web, «ma siamo pronti a una nuova guerra in difesa della nostra rivoluzione».


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