Florida, primarie a colpi d’insulti Romney vola verso la vittoria

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TAMPA – Ha vinto Romney, Romneyè morto:o quantomeno non se la passa tanto bene. Newt Ginrich ha twittato fino all’ultimo: «Facciamo una bella sorpresa all’establishment di Washington!». Bellissima sorpresa: l’ex governatore del Massachusetts era già  incoronato dai sondaggi con un vantaggio a due cifre. La madre di tutte le battaglie era decisiva per fargli segnare almeno “2 a 1” su Newt, Florida e New Hampshire contro South Carolina. Uno stato se l’è già  portato via a sorpresa Rick Santorum (Iowa) e dietro c’è pure Ron Paul che punta a rialzare la testa già  martedì prossimo in Nevada.

Romney ha assaporato la vittoria prima ancora della chiusura dei seggi alle sette di ieri, l’una in Italia, abbandonandosi l’altra sera perfino a cantare American the Beautiful – lui, il miliardario che non riuscivaa essere alla mano – davanti ai supporter della spiaggia di Dunedin. Ma l’ex Speaker ha continuato a giurarlo fino all’ultimo: «Non è per niente finita», ha detto visitando ieri l’ennesima chiesa battista, a Orlando. Al di là  dei risultati – oltre un milione e mezzo di persone al voto – Gingrich sa bene di avere spaccato il partito. E proprio su un ribaltone, con le alleanze tra i delegati da disfare alla Convention che si terrà  proprio qui, in agosto, a Tampa, davanti alla baia scoperta dal conquistador dal nome oggi simbolico di “Cabeza de vaca”, punta in questa campagna di tutti contro tutti.

E già . Con che faccia l’astro dei Tea Party, il senatore Marco Rubio ha sconfessato dalla sua Miami gli spot in cui l’amico Newt diceva che Romney è «contro gli immigrati»: sono accuse, ha detto, «non degne di questa campagna elettorale». Ma come: se questa è proprio la campagna più offensiva. Per difendere Newt, Sarah Palin ha accusato di “tecniche staliniste” nientemeno che i funzionari del suo partito. «Lo stanno facendo passare attraverso un tritacarne: e io so che vuol dire» ha rincarato, sfidando il ridicolo, l’ex re della pizza Herman Cain. Certo: l’establishment teme Gingrich spacca tutto. L’ex Speaker ha più di un sassolino nella scarpa per i compagni di partito che nell’88 lo defenestrarono dopo la sconfitta che aprì le porte agli otto anni di Bill Clinton. È la ragione per cui George Bush senior, a chi gli chiede di Newt, risponde: «Non sono il suo più grande avvocato». E RomIl candidato repubblicano Mitt Romney guarda una trapunta con le firme dei suoi sostenitori ney? «Maturo e responsabile: mica un lancia-bombe». Eppure anche lui si rifiuta, come tutti i big, di sporcarsi le mani con un endorsement. Dice il figlio Jeb Bush: «Se avesse voluto, una sua parola avrebbe chiuso la partita: ma non è nel suo stile». Stile? Neanche Jeb, che pure è l’ex governatore della Florida, ha voluto esprimersi: ma a proposito di stile, non ha mai alzato il telefono quando Romney l’ha cercato. Molti giurano che sia tattica: il fratellino sveglio di George W. (anche lui silente, finora, sugli sfidanti) sarebbe la carta dell’ultimo minuto, candidato super partes. Eppure il mito del “cavaliere bianco” è sfatato dal politologo John Putnam. Per arrivare alla nomination occorre raccogliere almeno 1144 delegati, ma con i primi stati già  andati ammontano a 1066 quelli in gioco: l’ipotetico cavaliere, quantunque immacolato, dovrebbe non solo vincerli tutti ma poi scendere a patti con uno dei litiganti. E che farebbe Romney che solo in Florida ha speso 13 milioni in spot? E così a moltiplicarsi, invece dei voti, sono gli insulti. Newt definisce Mitt «un bugiardo», neanche «un moderato» che per lui è già  bestemmia ma «un liberale del Massachusetts» che come Barack Obama (che vuole «fare guerra alla cristianità » e «sta trasformando gli Usa in un regime castrista») non rispetta «la nostra religione» e vietò a Boston «la cucina kosher». Romney replica dicendo che Gingrich gli «fa pena, è avvilente» – e gli dà  del matto per voler aprire una colonia sulla Luna. Perfino John McCain, moderato vero, non si trattiene: «Dovremmo spedire Romney alla Casa Bianca e sulla Luna Gingrich”» che è un po’ come un calcio in quel posto. Addio Florida: le primarie degli insulti sono appena cominciate.


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