Grecia, accordo sui tagli da 325 milioni

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ATENE – «Ma chi è Wolfang Schaeuble per deridere la Grecia? Chi sono gli olandesi? Chi sono i finlandesi?». E’ furibondo il presidente greco Carlos Papoulias quando varca il portone del ministero della Difesa. La sua è una visita programmata. Ma non si lascia sfuggire l’occasione, quando incrocia i giornalisti che lo stanno attendendo. Il capo dello Stato ha il viso scuro. E non usa mezzi termini per bollare le durissime frasi rilasciate di primo mattino dal ministro delle Finanze tedesco ad una radio. «Non consento a nessuno di deridere il mio paese. Non lo consento nemmeno al signor Schaeuble.
Voglio ricordare a tutti, fuori e dentro la Grecia, che abbiamo sempre lottato per difendere la libertà . Anche quella dell’Europa. E siamo pronti a batterci per lo stesso, inviolabile principio». La durissima replica del presidente Papoulias segna l’apice di una giornata tesa e convulsa. Solo in serata il clima si rasserena. Il presidente dell’Eurogruppo, Juncker, si dice fiducioso: lunedì potrebbe arrivare il via libera europeo agli aiuti. Il governo, assieme ai due partiti (Pasok e Nuova Democrazia) che lo sostengono, è riuscito a trovare i 325 milioni che mancavano per soddisfare le richieste della Troika. Arriveranno da nuovi tagli alla Difesa (personale), alla Sanità  (medicine) e in parte dalle pensioni. Ma l’incertezza che domina il quadro politico greco, alimentano i dubbi sulla volontà  e la capacità  del governo Papademos di onorare gli impegni faticosamente varati dal Parlamento anche dopo il voto. Da Berlino arrivano segnali contrastanti.
La cancelliera Merkel continua a frenare le spinte di quanti restano decisi a mollare al suo destino la Grecia. Ma lo fa con meno decisione dei giorni scorsi. Nel suo governo ci sono posizioni diverse e spesso distanti. Il ministro delle Finanze Schaeuble raccoglie l’umore che prevale tra i tedeschi.
Anche tra i grandi gruppi imprenditoriali e nei centri finanziari. «Non possiamo», spiega intervenendo ad una radio, «continuare a versare fondi alla Grecia. Perché sarebbe come gettare denaro in un pozzo senza fondo». Il ministro delle Finanze greco, Evangelos Venizelos, gli risponde dopo appena mezz’ora. «In Europa», commenta con sarcasmo, «c’è qualcuno che gioca con il fuoco. Alcuni hanno il cerino in mano, altri la miccia. Molti credono che non saremo in grado di assolvere a tutte le richieste del Fmi, dalla Bce e dall’Eu. Altri si accodano alimentando dubbi e riserve». 
Oltre ai tedeschi, anche gli olandesi e i finlandesi sollevano molte perplessità . Le elezioni di aprile potrebbero mettere tutto in discussione. Nel Parlamento greco non c’è più un partito di maggioranza. Il Pasok può contare solo su 131 deputati; Nuova Democrazia su 60. Molti, in Europa, temono che chiunque trionfi alle elezioni alla fine smentisca gli accordi con la Troika. Ci vuole un impegno scritto. Con tanto di firma di firma da parte dei segretari dei due partiti della coalizione. Papandreou l’ha già  sottoscritta martedì sera. Samaras lo farà  solo due ore prima dell’inizio della teleconferenza dell’Eurogruppo di ieri. Si scopre che il nuovo prestito è salito a 230 miliardi: 100 servono per saldare i creditori privati, 130 per sanare i conti pubblici. 
E’ una corsa affannosa, disperata. Bisogna mettere in sicurezza il pacchetto di austerità . Superare le rivolte di piazza, saldare una nuova maggioranza. Si parla di rinvio delle elezioni a giugno. Il governo ha bisogno di respiro: avrà  il tempo di applicare le misure approvate.


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