La standing ovation del Parlamento Ue

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STRASBURGO – Nonostante la recessione ormai conclamata, l’Italia non dovrà  fare manovre aggiuntive per raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 «che riteniamo di aver ormai messo al sicuro». Lo spiega il presidente del Consiglio Mario Monti nella conferenza stampa tenuta a Strasburgo dopo il discorso solenne che ha pronunciato davanti al Parlamento europeo, accolto da una standing ovation di mezzo minuto. Il motivo per cui la recessione non comprometterà  i conti pubblici italiani, ha spiegato Monti, è che nel concepire la manovra di dicembre il governo «ha utilizzato previsioni già  molto pessimistiche», ed ha calcolato l’onere del servizio del debito «ai tassi di novembre, che sono già  scesi e scenderanno ancora». E la discesa dei tassi di interesse è, secondo il presidente del Consiglio, anche la chiave per stimolare la crescita: «Il modo migliore per fare una politica anticiclica è quello di mantenere fermo il timone sullo sforzo di risanamento di bilancio. Questo provocherà  una discesa dei tassi di interesse che darà  un certo sollievo e una compensazione, nel senso della crescita, alle tendenze recessive». E comunque l’Italia «sta uscendo dalla zona d’ombra in cui era stata collocata come possibile fonte di contagio».
La necessità  e la possibilità  di coniugare crescita e rigore, senza più considerarli obiettivi antitetici, è stato uno dei temi forti dell’intervento di Monti davanti al Parlamento europeo.
Erano nove anni che un capo del governo italiano non parlava davanti al Parlamento europeo. L’Ultima volta era stato durante la presidenza italiana dell’Ue, passata alla storia per gli insulti di Berlusconi all’eurodeputato tedesco Martin Schulz, oggi presidente dell’assemblea di Strasburgo. Del resto il fatto che un capo di governo venga invitato a tenere un’allocuzione davanti al Parlamento, al di fuori delle presidenza di turno dell’Unione, è un fatto abbastanza straordinario ed è considerato un grande onore. La standing ovation che ha concluso l’intervento del premier, e le parole di straordinario elogio che gli sono arrivate dai capigruppo PPE, socialista e liberale, hanno dato visibilità  al repentino capovolgimento dell’immagine dell’Italia in Europa seguita alla uscita di scena di Berlusconi e all’arrivo di Monti che è stato citato ripetutamente come «esempio» per gli altri leader europei.
E ieri il capo del governo ha parlato con la franchezza che si può permettere chi sa di aver rispettato gli impegni assunti verso l’Europa. Ha criticato esplicitamente Francia e Germania «che, con la complicità  dell’Italia che aveva la presidenza Ue, sono state all’origine della crisi attuale quando, nel 2003, hanno esercitato la loro influenza per rivedere il patto di stabilità  e rompere il meccanismo di rispetto delle regole». Ma anche con la Grecia non è stato certo tenero. «La durezza con cui oggi viene trattata la Grecia è considerata eccessiva, e forse lo è. Ma quando si parla di sospensione della democrazia non possiamo certo prendere i precedenti governi di Atene come esempi di democrazia: non dobbiamo dimenticare che le politiche praticate in Grecia per molti anni sono state il catalogo delle peggiori pratiche in uso in Europa: corruzione, evasione fiscale, nepotismo, appalti pubblici truccati e falsificazione delle statistiche economiche». Tutto questo per concludere che «in Europa non ci sono e non devono essere buoni e cattivi» e che, «il peggior rischio da evitare è che l’euro diventi motivo di divisione e disgregazione»


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