«La corruzione dilaga»

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Non c’era bisogno dell’allarme della Corte dei conti per sapere che, vent’anni dopo Mani Pulite, «in Italia dilagano corruzione, illegalità  e malaffare». Ma l’autorevolezza della fonte e la solennità  dell’anniversario di Tangentopoli hanno imposto alla classe politica – recidiva e refrattaria a qualsiasi tentativo di mettere freno a appetiti e privilegi della casta – di esercitarsi sul tema e rilasciare una raffica di dichiarazioni contrite e rituali. E, intanto, il governo dei tecnici – «vista l’importanza e la delicatezza dell’argomento» – si è preso tempo e ha rinviato ancora una volta la discussione in aula del ddl anti-corruzione. Era annunciata per il 27 febbraio. Rimandata a marzo.
L’Italia è al 69esimo posto su 182 nella classifica della corruzione, davanti alla Grecia e alla Bulgaria. «Bisognerebbe fare per la corruzione quello che è stato fatto per la mafia, costruire un movimento di lotta», ha detto ieri il presidente della Corte dei Conti Luigi Giampaolino nella sua relazione d’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile. Giampaolino ha denunciato la gestione troppo spesso «inadeguata, inefficace e diseconomica» delle risorse pubbliche. Ha puntato il dito contro la corruzione nell’ambito della Sanità  e nello smaltimento dei rifiuti. Ma anche il ricorso a strumenti finanziari quanto meno rischiosi come i derivati, la gestione poco trasparente di società  partecipate e di contratti pubblici per lavori, servizi e forniture. E poi le consulenze d’oro – «ci sono ancora casi macroscopici in cui si perseguono obiettivi personalistici cui è estraneo l’interesse pubblico» – e l’evasione fiscale. E’ necessario agire con strumenti di prevenzione, ha detto Giampaolino, mettendo mano alla trasparenza della pubblica amministrazione, e non solo agire ex post, caso per caso. Non si può operare solo in sede penale, serve una riforma della macchina amministrativa.
Le condanne, infatti, riguardano solo 75 milioni di euro mentre la corruzione costerebbe al paese 60 miliardi all’anno. La stima effettuata è così enorme che sembra incredibile anche per ammissione della stessa Corte dei Conti: costituirebbe da sola il 50% dell’intera corruzione stimata in Europa.
«Mi sembra che sia un allarme che tutti gli anni ci accompagna a riprova del fenomeno non è stato debellato», ha commentato il ministro della giustizia Paola Severino prima di lasciare la cerimonia di inaugurazione per recarsi in Commissione giustizia e affari costituzionali della Camera, dove si è discusso proprio del ddl anti corruzione. Nel corso della seduta però il ministro ha deciso di rinviare l’esame in aula del ddl. Il ritardo sarebbe dovuto all’esigenza di approfondire e dare più attenzione alle proposte di emendamento, cosa che finora non sarebbe stata possibile per l’accavallarsi di impegni del governo e a causa «dell’ingorgo istituzionale che mi ha portato nelle ultime settimane a un ping pong tra Senato e Camera», ha detto Severino. «Nessuno pensa debba esserci un rallentamento dei lavori – ha spiegato il guardasigilli – Partire qualche settimana dopo con il piede giusto e con un testo che possa soddisfare le esigenze di completamento della materia potrà  invece far accadere il contrario».
Il rinvio però ha scatenato inevitabili polemiche. L’Idv chiede di adeguarsi alle leggi europee e definisce «incomprensibile lo slittamento e l’atteggiamento morbido dell’esecutivo». Per Nichi Vendola «Non bastano i commenti. Posso legittimamente coltivare qualche dubbio che in questo parlamento si militi nella lotta contro la corruzione?». La Cgil parla di «progressiva dismissione di controllo della legalità », insopportabile in tempi di crisi e continue richieste di sacrificio ai cittadini. Più laconici i leader della troika Pdl-Udc-Pd. Casini azzarda un’analisi storica: «La questione morale esiste. Purtroppo, rispetto alla prima Repubblica, si ruba solo per arricchimento personale». Bersani invoca una «riscossa civica che investa politica e società ». E spera «che in quest’anno sulla corruzione avremo leggi più forti. Parleremo con il ministro».


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