«Più di 100 discariche irregolari» Procedura europea contro l’Italia

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E regole mai applicate, con l’Europa che alza la voce. Una lettera di messa in mora, primo passo di una procedura di infrazione che potrebbe portare a multe da centinaia di migliaia di euro, è partita, o partirà  prestissimo, da Bruxelles per Roma: firmata dagli organismi della Commissione Europea rileva che ben 102 discariche in varie regioni italiane (tre conterrebbero anche rifiuti pericolosi) non sono state chiuse o adeguate alla normativa Ue, come avrebbe dovuto accadere entro il 16 luglio 2009. Anzi: la direttiva che fissava quell’obbligo era molto più «vecchia», risaliva addirittura al 1999, e diceva esplicitamente che le discariche non in regola già  «esistenti» avrebbero dovuto essere messe completamente a posto o chiuse entro 10 anni. Ma niente o quasi niente, appunto, sarebbe stato fatto. E così Bruxelles ha deciso di passare ai provvedimenti amministrativi. 
Le Regioni sotto accusa sono 14, la gran maggioranza di quelle italiane: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, e Umbria. L’Italia ha ora due mesi di tempo per fornire le informazioni richieste, e rispondere punto per punto alle contestazioni. Diversamente, scatteranno gli altri due passi della procedura di infrazione: il cosidetto «parere motivato» di Bruxelles e infine il deferimento alla Corte di giustizia della Ue, che potrà  appunto comminare pesanti ammende. 
Lo sviluppo odierno non è precisamente un fulmine a ciel sereno: già  nel 2009 si era tentata a Bruxelles una soluzione «negoziale», con scambi di messaggi e contatti, e nel 2010 era stata avviata una procedura di «pre-infrazione». Commenta ora da Trieste il ministro per l’Ambiente, Corrado Clini: la procedura di infrazione «è uno stimolo a uscire fuori da una situazione che soprattutto in alcune Regioni italiane è caratterizzata dal fatto che le scelte importanti, quelle strutturali per la gestione intelligente e coefficiente, siano state rinviate… ». Ci sono troppe discariche in Italia, dice ancora il ministro, «che non sono da anni identificate come una soluzione per la gestione dei rifiuti». Per questo, «l’infrazione è uno stimolo ad aumentare e rafforzare la raccolta differenziata e anche ad aumentare la quota di recupero energetico dai rifiuti. Bisogna lavorare in questa direzione».
Invece il presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro, trova in qualche modo una consolazione indiretta: il passo di Bruxelles dimostrerebbe «come purtroppo l’emergenza ambientale sui rifiuti non è un problema solo napoletano. Anzi, forse oggi nella provincia di Napoli ed in Campania, su questo fronte siamo un passo avanti rispetto a molte zone del Paese». E ancora: «Rimango convinto di quanto sto dicendo da tempo, ovvero che dopo questa tremenda emergenza rifiuti che abbiamo vissuto per anni, il nostro territorio si sta attrezzando in maniera tale che risulterà  essere nei prossimi anni all’avanguardia in Italia». Piuttosto «filosofo» anche il vicesindaco di Napoli, Tommaso Sodano: la procedura di infrazione è «uno stimolo per accelerare su raccolta differenziata e riduzione dei rifiuti. Le discariche non sono una soluzione, ma solo la parte finale del ciclo. L’Italia deve capirlo». E dalla Ue, arriverebbe «un forte richiamo a livello nazionale».


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