Moody’s boccia 114 banche, 24 italiane nel mirino anche assicurazioni e enti locali

by Editore | 17 Febbraio 2012 7:59

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MILANO – A due giorni dal ribasso dei rating sovrani di mezza Europa, Moody’s declina il verbo su enti locali, banche e società  collegate al settore pubblico. Sempre di mezza Europa: solo gli istituti di credito declassati sono 114, di cui 24 italiani. Nove le grandi assicurazioni, tra cui Generali e Unipol, poi ci sono Eni e Poste italiane, regioni, province, comuni. Si fa prima a dire chi manca insomma. Ma gli investitori, che pure passano una non buona giornata, sembrano più preoccupati dagli sviluppi del negoziato tra Atene e la troika sovranazionale, che continua a produrre rinvii e ormai fa temere una prossima, pilotata insolvenza per i 310 miliardi di debito greco. 
Ma nel pomeriggio, complice l’avvio positivo delle Borse americane spinte dalle conferme sulla ripresa dell’economia a stelle e strisce, gli indici azionari si calmano e le chiusure sono vicine alla parità : Parigi +0,09%, Francoforte -0,1%, Londra -0,2%. A Milano il Ftse Mib perde lo 0,87%, appesantito dal tonfo di Enel (-5,4%) per i timori di allarme sugli utili 2012 che hanno fatto declassare il titolo da Jp Morgan, e il cattivo tono di alcune blue chip come Generali (-2,9%), Mediobanca (-3,8%), Lottomatica (-4%).
La decisione dell’agenzia americana, altrettanto “telefonata” di quella che a inizio settimana aveva riguardato gli stati sovrani, «riflette il negativo e prolungato impatto della crisi dell’Eurozona e il deterioramento dell’affidabilità  dei prestiti sovrani dell’area euro, che rende molto difficile la situazione operativa per le banche europee». Notizie attese, comunque non buone per i mercati. Specie perché, nelle stesse ore del mattino, si diffondevano le voci per cui si profilerebbe una prima tranche di aiuti alla Grecia – da 30 miliardi – per far fronte alle scadenze di metà  marzo ed evitare che il paese vada incontro a un’insolvenza immediata, mentre i restanti 100 miliardi dovrebbero arrivare solo dopo le elezioni, attese in aprile. Ma fino all’Eurogruppo in agenda lunedì, sarà  una timorosa incertezza a farla da padrona.
Anche il differenziale tra Btp e Bund, malgrado il recupero finale, è erratico. Dopo l’avvio a 388 punti base, è salito a 410, salvo chiudere a 376 punti base, pari a un rendimento del decennale del 5,66%. A ravvivare i prezzi di bond e azioni sono arrivati, nel pomeriggio, nuovi dati sul discreto stato di salute dell’economia Usa. Le nuove richieste settimanali di sussidi alla disoccupazione sono calate di 13mila a quota 348mila, livello più basso da marzo 2008. Oggi l’inflazione e il superindice di gennaio potrebbero confermare la ripresa.

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