Palladio e Sator pronti a salire in Fonsai

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MILANO – Ancora un altro strappo violento in Borsa, con sospensioni per eccesso di rialzo e un bilancio, a fine seduta, che fa segnare un guadagno del titolo del 18%: ancora una volta Fonsai ha conquistato di prepotenza l’attenzione dei mercati, registrando un prezzo di riferimento pari a 1,6 euro. Un balzo del 154% rispetto ai valori del 30 gennaio scorso quando le azioni ordinarie della compagnia avevano segnato un prezzo di chiusura pari a 0,63 euro. Non basta: ancora una volta ieri gli scambi sono stati molto forti, pari al 7% del capitale, dopo i volumi fortissimi dei giorni precedenti. Seduta tranquilla, invece, per Premafin (+1,11%) e Milano assicurazioni (+0,08%) mentre Unipol ha ceduto il 2,03%. Sempre ieri si è appreso che Palladio, la finanziaria vicentina, ha superato la soglia del 2% di Fonsai lo scorso 3 febbraio, così come è emerso dagli aggiornamenti alla Consob. 
Le cronache ufficiali si fermano qui. Non è dato sapere chi stia comprando ancora; non solo ieri, ma anche in tutti gli altri giorni successivi al 3 febbraio (venerdì). A partire dalla chiusura di lunedì scorso, quando Fonsai è salita del 31,32%, per poi correggere del 19% il giorno dopo (unico segno meno in Borsa, dal 31 gennaio in poi) e continuare la sua corsa fino a ieri sera. Non è dato sapere se sia ancora Palladio, né se ci sia anche la Sator di Matteo Arpe: per l’una e per l’altro, comunque, le voci di mercato parlano di un interesse concreto (anche se nel caso di Arpe non ci sono state dichiarazioni Consob, per le quali c’è tempo cinque giorni di mercato aperto per dichiarare il superamento della soglia del 2%). Sempre il tam tam degli operatori ritiene che entrambi – Sator e Palladio – siano intenzionati a salire ancora. 
Ma in mancanza di conferme ufficiali e certe, si tratta di rumors difficili da valutare: di certo è che volumi e prezzi giustificano l’ipotesi di una scalata. Magari, anche di più mani in azione sul titolo; magari, anche con intenti diversi. Si sono invece assopiti gli strappi su Unipol, dopo il più 19% e più 30% di venerdì 3 febbraio e del lunedì successivo. Dal canto loro sia Mediobanca sia Unicredit ignorano mosse più precise ed esprimono, più o meno velatamente, irritazione. Certamente, i loro sforzi sono a favore dell’ipotesi Unipol, al momento l’unica ufficialmente sul tappeto e caldeggiata dai due forti creditori del gruppo.
Chiunque guardi a Fonsai si trova ad affrontare una compagnia con un margine di solvibilità  sceso circa al 75% – ben lontano quindi da quel 120% di requisito minimo chiesto dalle autorità  di vigilanza – e di conseguenza un aumento di capitale da 1,1 miliardi già  votato dal cda. Il primo banco di prova, da questo punto di vista, sarà  l’assemblea che deve votare la ricapitalizzazione (il 19 marzo in seconda convocazione). In quella sede Unipol non potrà  far sentire la sua voce, non essendo azionista della compagnia. 
Un altro passaggio-chiave sarà  la presentazione del quesito di esenzione dall’Opa, che Unipol sta predisponendo e su cui dovrà  esprimersi la Consob. Che, nel frattempo, continua a tenere sotto stretta osservazione i movimenti dei titoli coinvolti nel progetto di riorganizzazione societaria (nei giorni scorsi ha chiesto ad un certo numero di intermediari per conto di chi stessero operando sui titoli).


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