Professioni, salta l’obbligo di preventivo scritto

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ROMA – Liberalizzazioni col turbo e dietrofront del governo sulle norme per i professionisti. La commissione Industria del Senato ieri ha premuto sull’acceleratore votando altri 54 articoli. Ne restano ancora una ventina – compresi quelli sull’Imu sui beni della Chiesa e il caso-farmacie – sui quali si attende il parere della commissione Bilancio entro domani mattina. 
La novità  più rilevante è che è saltato l’obbligo di preventivo scritto per i professionisti. Il compenso del cliente dovrà  essere «pattuito» e sarà  necessario solo «un preventivo di massima». La modifica è intervenuta in seguito a un emendamento presentato dallo stesso governo. Inoltre è stato fissato in 20 il numero dei tribunali per le imprese: oltre alle 12 sedi previste dal decreto legge, vengono istituite «sezioni specializzate in materia di impresa presso i tribunale e le corti d’appello con sede nel capoluogo di ogni regione». I costi del contributo unificato per i processi di competenze di questi tribunali, sono stati tagliati: o almeno, aumenteranno “solo” del “doppio” invece del quadruplo previsto in origine. Inoltre un emendamento dei relatori elimina le spese notarili necessarie per costituire una Srl fra giovani. 
Viene però cancellato l’illecito disciplinare per i professionisti che non rispettano le nuove regole stabilite dal dl sulle tariffe. I tirocinanti delle professioni, tra l’altro, avranno diritto a rimborsi spese forfetari, dopo i primi sei mesi di tirocinio gratuito. Tra le altre novità  rientrano «le aggregazioni di gestori di impianti di distribuzione di carburante». Nel testo della proposta si legge che verranno stabiliti i “criteri” per la nascita di un mercato all’ingrosso dei carburanti.
Nel frattempo resta alta l’attenzione sulla riforma del lavoro e più in generale sulle scelte che l’esecutivo si troverà  ad affrontare nelle prossime settimane. «Il diritto-dovere di decidere spetta essenzialmente al governo e al Parlamento», ha detto ieri il presidente del Consiglio Mario Monti, sottolineando comunque che «tutti devono essere ascoltati», dai sindacati alle categorie oggi in trincea sulle liberalizzazioni. 
Il ministro Elsa Fornero ha parlato, in particolare, dello stato sociale, che a suo giudizio «merita una profonda revisione. Quello che noi abbiamo conosciuto deve essere rivisto, non per farlo morire ma per farlo rinascere su basi nuove». La Fornero replica anche alle critiche che le vengono mosse per il suo approccio alla trattativa: «Come ministro non godo di molta simpatia perché devo fare dei tagli ma il mio principio guida – spiega – è quello dell’equità ». 
E a chi vede delle crepe nella struttura stessa del negoziato con le parti sociali replica in modo secco: «La mia fiducia su questo confronto è assolutamente ferma», anche se il dialogo sulla riforma del mercato del lavoro «sembra in salita». E «restano assolutamente saldi la fiducia, l’impegno e la determinazione» sui tempi previsti per la chiusura di un accordo. 
Ma i sindacati non condividono al momento l’ottimismo della Fornero e il leader della Cisl Raffaele Bonanni auspica «che il governo abbia la flessibilità  di confrontarsi perché un negoziato è questo: non è prendere o lasciare». Infine, per il leader del Pd Pier Luigi Bersani «ci sono condizioni per un accordo. E confermo che il Pd è disposto a votare una buona riforma».


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