“Contro i marò prove e testimonianze”

by Editore | 28 Febbraio 2012 9:20

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KOCHI – «La nostra è un’inchiesta solida, che ha molti elementi: le prove balistiche saranno solo uno di questi elementi, poi ci sono le testimonianze, i nostri rilievi, altre prove. Il viaggio del ministro Terzi arriva anche a Kochi? È benvenuto, come ogni ospite italiano, ma qui seguiremo solo la legge, ed è la legge indiana». Sono quasi le 13 quando nel grattacielo vetro e cento del comando di polizia di Kollam il commissario capo ci riceve. Sono trascorse un paio d’ore di attesa, ma mai tempo è stato più utile per capire o intuire chi è il personaggio che abbiamo davanti, qual è il sistema della polizia indiana, in quale contesto sociale e istituzionale sono andati a cacciarsi i 2 marò italiani e lo Stato italiano, che li ha mandati in giro nel Mare Arabico a difesa di petroliere senza un accordo preliminare con gli Stati costieri di passaggio. 
Ajith Kumar è commissario capo di polizia di Kochi dal 3 marzo del 2011; avrà  poco più di una quarantina d’anni, e nella sua esperienza di ufficiale della Kerala Police c’è stato anche un breve soggiorno di 5 mesi al Coespu, il centro in cui a Vicenza i Carabinieri italiani seguono la preparazione dei gendarmi che vanno a fare un turno con l’Onu in Kossovo. «Devo dire che in questi giorni i rapporti con i vostri funzionari sono stati molto corretti», dice Kumar. «Il primo che ho incontrato è stato il vostro console a Mumbai, Cutillo: è arrivato a bordo della petroliera mentre salivamo anche noi, è stato velocissimo, da allora abbiamo stabilito un rapporto professionale assai corretto». Il commissario Kumar inizia a raccontare come è iniziato il caso: «La prima ad essere avvertita è stata la Coastal Police, che ha giurisdizione solo sui mari del nostro Stato; i pescatori una volta rientrati a terra hanno sporto denuncia per i due loro colleghi uccisi, hanno offerto testimonianze e dettagli. Da quel momento è partita la nostra inchiesta. Con la guardia costiera abbiamo provato a capire quali navi erano di passaggio nella zona, li abbiamo interrogati via radio: la nave italiana ha risposto, e noi le abbiamo chiesto di rientrare verso Kochi. Si sono ancorati al largo, e il giorno dopo abbiamo detto che per svolgere le nostre attività  di polizia giudiziaria dovevano attraccare: hanno risposto che non volevano rientrare, ma noi abbiamo obiettato che a quel punto erano pienamente sotto il controllo giudiziario indiano, che se non avessero obbedito agli ordini avremmo usato la forza. Hanno capito». 
Il commissario Kumar insiste: «Nel momento in cui c’è stata la denuncia dei pescatori noi abbiamo l’obbligo di investigare, ed è quello che stiamo facendo, senza nessun input e senza nessuna influenza della politica. Noi presentiamo il nostro lavoro ai magistrati, e saranno loro a decidere». Domani si decide sulla giurisdizione, se è italiana o indiana, perché la petroliera al momento degli spari era a 22,5 miglia dalla costa, ovvero fuori dalle 12 miglia delle acque territoriali. «Sì, ma ormai è in India, e poi la legge indiana permette di investigare su qualsiasi delitto compiuto contro cittadini indiani su una imbarcazione indiana». «Per quanto riguarda l’arresto dei vostri due soldati vi dico che se in India quando un mio poliziotto viene arrestato, va in un carcere normale. Ma abbiamo deciso di affidare i vostri militari alla nostra guest house». Il commissario Kumar avanza veloce come una mitraglietta: «Sui giornali ci sono speculazioni sul tipo e sulla quantità  di armi sequestrate? Non stia a leggere i giornali (che lui informa personalmente e con dovizia di particolari, ndr), abbiamo trovato le armi che cercavamo e le abbiamo sequestrate, verranno esaminate dai nostri tecnici alla presenza dei vostri esperti, ma saranno esami decisi e gestiti dal giudice indiano, non sarà  un’operazione congiunta». Gli italiani hanno offerto una collaborazione trasparente, fornendo anche il manifesto di carico delle armi controfirmato dalla commissione di 3 ufficiali del San Marco che il 21 gennaio ha consegnato mitra e pistole ai 6 marò imbarcati sulla Enrica Lexie. Commissario, quella balistica sarà  la prova decisiva? Gli italiani ritengono si possa trattare di un incidente con un’altra nave. «Quella balistica è solo una delle prove, noi abbiamo altre investigazioni, testimonianze, rilevazioni. La legge è legge, e noi la seguiamo. Il ministro Terzi verrà  anche a Kochi, è libero di incontrare chi vuole e noi siamo contenti, ma la politica e la diplomazia non c’entrano in questo caso».

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