Roma, shock al pronto soccorso donna in coma legata al letto

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ROMA – Quattro giorni legata alla barella in attesa di un posto letto. La donna di 53 anni, malata di un Alzheimer precoce, in preda a crisi epilettiche, era in coma. Caduta in casa, aveva sbattuto la testa. L’hanno scoperta in quella condizione, legata alla barella, Ignazio Marino e Domenico Gramazio, senatori del Pd e del Pdl. Ieri all’alba sono entrati a sorpresa nella “piazzetta” del pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, l’area di smistamento dei pazienti in urgenza. Quella visita seguiva l’intervento della Procura sull’intero sistema d’emergenza della Capitale e ha alimentato una nuova brutta notizia: la donna era legata mani e piedi con le lenzuola, in un letto senza sponde: «Aveva solo la flebo con l’acqua fisiologica». In attesa da quattro giorni di poter essere trasferita in un altro reparto, da allora non era stata nutrita.
Al pronto soccorso dell’Umberto I «la situazione è intollerabile, totalmente indecente», hanno detto, trasversalmente, i due senatori, pronti a spostarsi nel seguito della mattina agli ospedali San Camillo e San Giovanni. Nei cinquanta metri quadrati della “piazzetta”, il lazzaretto di uno dei peggiori ospedali d’Italia, ci sarebbe posto per otto malati: al momento del blitz c’erano venti persone, alcune in attesa da venerdì. «Nei giorni di crisi vengono stipate anche cinquanta barelle». Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha inviato presto gli ispettori ministeriali, che si sono fermati all’Umberto I chiedendo la cartella sanitaria della paziente e la pianta organica dell’ospedale, l’utilizzo del personale, in particolare nei fine settimana. Giovedì scorso il ministro aveva già  chiesto alla Regione spiegazioni sulla pesante situazione nel Lazio: non gli sono ancora pervenute. Sull’Umberto I, ancora, Balduzzi ha detto: «Nulla può giustificare una tale indegnità , né il sovraffollamento del pronto soccorso per inappropriatezza degli accessi, né le restrizioni di budget connesse ai piani di rientro delle Regioni». Il ministro è tornato a chiedere elementi «per individuare le cause di questa situazione e i relativi responsabili». Quindi ha aggiunto: «Sono pronto a mandare i carabinieri dei Nas nelle aree di emergenza più critiche d’Italia». A Roma ci aveva già  pensato la Procura, che ieri ha ampliato il corposo fascicolo aperto sulla malasanità  con il nuovo caso all’Umberto I. A Genova i carabinieri si sono mossi sulla scorta degli allarmi dell’ultimo weekend: oltre duecento accessi al pronto soccorso del San Martino, poco meno a Sampierdarena. Villa Scassi e Galliera hanno sfiorato il blocco dei ricoveri. Leoluca Orlando, presidente della commissione parlamentare sugli errori sanitari, rivela come tutte le Regioni sottoposte a piano di rientro conoscano il dramma “pronto soccorso”: Campania, Calabria, Sicilia su tutte. «A Napoli sono drammatiche le condizioni del Cardarelli e del Loreto Mare». Resta Roma, tuttavia, la città  più critica. Ieri a mezzogiorno ventiquattro ambulanze erano ferme nei pronto soccorso di città  e provincia (sono quaranta): parcheggiate senza barelle perché le lettighe servivano come letti per i pazienti in attesa. «Nelle ultime stagioni nella capitale sono stati tagliati undici reparti d’emergenza», racconta il consigliere del Pd Enzo Foschi. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha difeso con forza «la nostra eccellenza sanitaria». Assicurando che la paziente dell’Umberto I è stata «gestita correttamente»: due Tac, una ecografia, tre trasfusioni, un pool di undici medici dedicato. E alla fine è stata trasferita in Neurologia. La direzione sanitaria ha detto: «Tutto è stato fatto con il consenso dei parenti». La famiglia, indignata, nega.ROMA – Quattro giorni legata alla barella in attesa di un posto letto. La donna di 53 anni, malata di un Alzheimer precoce, in preda a crisi epilettiche, era in coma. Caduta in casa, aveva sbattuto la testa. L’hanno scoperta in quella condizione, legata alla barella, Ignazio Marino e Domenico Gramazio, senatori del Pd e del Pdl. Ieri all’alba sono entrati a sorpresa nella “piazzetta” del pronto soccorso del Policlinico Umberto I di Roma, l’area di smistamento dei pazienti in urgenza. Quella visita seguiva l’intervento della Procura sull’intero sistema d’emergenza della Capitale e ha alimentato una nuova brutta notizia: la donna era legata mani e piedi con le lenzuola, in un letto senza sponde: «Aveva solo la flebo con l’acqua fisiologica». In attesa da quattro giorni di poter essere trasferita in un altro reparto, da allora non era stata nutrita.
Al pronto soccorso dell’Umberto I «la situazione è intollerabile, totalmente indecente», hanno detto, trasversalmente, i due senatori, pronti a spostarsi nel seguito della mattina agli ospedali San Camillo e San Giovanni. Nei cinquanta metri quadrati della “piazzetta”, il lazzaretto di uno dei peggiori ospedali d’Italia, ci sarebbe posto per otto malati: al momento del blitz c’erano venti persone, alcune in attesa da venerdì. «Nei giorni di crisi vengono stipate anche cinquanta barelle».
Il ministro della Salute, Renato Balduzzi, ha inviato subito gli ispettori ministeriali, che si sono fermati all’Umberto I chiedendo la cartella sanitaria della paziente e la pianta organica dell’ospedale, l’utilizzo del personale, in particolare nei fine settimana. Giovedì scorso il ministro aveva già  chiesto alla Regione spiegazioni sulla pesante situazione nel Lazio: non gli sono ancora pervenute. Sull’Umberto I, ancora, Balduzzi ha detto: «Nulla può giustificare una tale indegnità , né il sovraffollamento del pronto soccorso per inappropriatezza degli accessi, né le restrizioni di budget connesse ai piani di rientro delle Regioni, né qualsiasi tipo di problema legato alle emergenze». Il ministro è tornato a chiedere elementi «per individuare le cause di questa situazione e i relativi responsabili». Quindi ha aggiunto: «Sono pronto a mandare i carabinieri dei Nas nelle aree di emergenza più critiche d’Italia».
A Roma ci aveva già  pensato la procura, che ieri ha ampliato il corposo fascicolo aperto sulla malasanità  con il nuovo caso all’Umberto I. A Genova i carabinieri si sono mossi sulla scorta degli allarmi dell’ultimo weekend: oltre duecento accessi al pronto soccorso del San Martino, poco meno a Sampierdarena. Villa Scassi e Galliera hanno sfiorato il blocco dei ricoveri. Leoluca Orlando, presidente della commissione parlamentare sugli errori sanitari, rivela come tutte le Regioni sottoposte a piano di rientro conoscano il dramma “pronto soccorso”: Campania, Calabria, Sicilia su tutte. «A Napoli sono drammatiche le condizioni del Cardarelli e del Loreto Mare».
Resta Roma, tuttavia, la città  più critica. Ieri a mezzogiorno ventiquattro ambulanze erano ferme nei pronto soccorso di città  e provincia (sono quaranta): parcheggiate senza barelle perché le lettighe servivano come letti per i pazienti in attesa. «Nelle ultime stagioni nella capitale sono stati tagliati undici reparti d’emergenza», racconta il consigliere del Pd Enzo Foschi. La presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ha difeso con forza «la nostra eccellenza sanitaria». Assicurando che la paziente dell’Umberto I è stata «gestita correttamente»: due Tac, una ecografia, tre trasfusioni, un pool di undici medici dedicato. E alla fine è stata trasferita in Neurologia. La direzione sanitaria ha detto: «Tutto è stato fatto con il consenso dei parenti». La famiglia, indignata, nega.


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