Sacconi: le riforme e la lezione di Marco Biagi

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I risultati del Consiglio europeo costituiscono tuttavia solo la base sulla quale edificare un più compiuto ed equilibrato scambio tra unione fiscale e protezione dell’Euro, un più ambizioso percorso di crescita fondato su condivise prospettive geo economiche e su conseguenti investimenti infrastrutturali transnazionali. E in questo processo la nostra affidabilità  deve ora essere alimentata dalla riforma più attesa dagli organismi sovranazionali in quanto ritenuta la più utile ad incoraggiare la propensione ad intraprendere e ad assumere nonostante le persistenti incertezze del commercio globale. Il vero punto di svolta e di discontinuità  è infatti rappresentato dalla realizzazione del sogno riformatore per il quale è caduto dieci anni or sono Marco Biagi, ormai martire di tutti, cui è dedicata la sede del ministero del Lavoro.
L’anniversario del 19 marzo può offrire la motivazione emozionale per quel «salto» innovatore largamente condiviso che egli auspicava con lungimiranza attraverso l’intuizione di uno Statuto dei Lavori. Una regolazione idonea a fluidificare accessi e uscite nel lavoro, a tutelare tutte le relazioni di lavoro socio-economicamente dipendenti, a promuovere l’occupabilità  di ciascuna persona lungo l’arco di una lunga vita lavorativa, a sostenere l’adattabilità  reciproca tra le ragioni dell’impresa e quelle del lavoro, a rinnovare il ruolo cooperativo degli attori sociali nei territori e nelle imprese. Molti si sono esercitati sulla base del suo impianto comunitario e molte idee, molti strumenti sono così ora disponibili per realizzare una sintesi alta, coerente con l’agenda europea. Basta volere!
Le condizioni straordinarie entro le quali opera il governo legittimano interventi tempestivi anche se conseguenti ad una intensiva fase di ascolto. Essi possono riguardare il completamento degli ammortizzatori sociali su base assicurativa, tanto obbligatoria quanto volontaria, la maggiore efficacia dei servizi al lavoro delle Regioni, delle istituzioni educative e delle parti sociali, il riequilibrio degli oneri contributivi sul lavoro, la prevalenza del nuovo apprendistato per entrare — o rientrare — nel mercato del lavoro, la rapida soluzione arbitrale delle controversie individuali, la nuova disciplina dei licenziamenti non discriminatori.
A ciascuno dei soggetti politici e sociali è in questo tempo legittimo richiedere coraggio e discontinuità  nel nome del superiore interesse di una nazione che, nonostante tutto, vuole ancora una volta reagire e crescere. I tatticismi in una tale stagione verrebbero solo ricordati come vile opportunismo. E più il governo saprà  elevare il livello della sua iniziativa in coerenza con il mandato ricevuto, più sarà  isolato chi preferirà  sollecitare le ansietà , più sarà  premiato chi vorrà  evidenziare le opportunità . Insomma, ancora una volta, quando se non ora!
*Ministro del Lavoro uscente


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