Sovraffollamento, detenuti risarciti

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Per i Radicali, che si asterranno, si tratta solo di un «compromesso al ribasso», un modo per far dimenticare che è lo Stato in flagrante violazione delle leggi. Per Lega e Idv, che voteranno contro, il provvedimento invece «svuoterà  carceri» e Opg, liberando delinquenti e «pazzi pericolosi». Prende sempre più piede però anche la critica all’emendamento Marino che stabilisce la data di scadenza dei manicomi criminali senza riformare il codice penale sul concetto di «pericolosità  sociale».Fioccano risarcimenti dal Tribunale di sorveglianza di Lecce sul carcere di Borgo San Nicola, alle porte del capoluogo salentino. È di ieri la notizia che il giudice Luigi Tarantino, già  autore nel giugno scorso di un’analoga ordinanza, ha accolto i ricorsi di altri quattro detenuti, ristretti in condizioni di sovraffollamento tali da ledere la loro dignità  personale e, quindi, da costituire un trattamento inumano e degradante.
Il precedente, di questa come della precedente ordinanza del giudice salentino, è la sentenza della Corte di Strasburgo che nel 2009 condannò l’Italia per violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti umani che vieta, appunto, la tortura e le pene o i trattamenti inumani o degradanti. Da allora il nostro sistema penitenziario è sorvegliato speciale da parte della Corte europea. Centinaia sono i ricorsi pendenti, in quella sede, presentati dai detenuti italiani, con il sostegno dei loro avvocati, del Difensore civico di Antigone o dei Radicali.
Intanto, però, la giustizia ordinaria inizia a fare il suo corso e dopo qualche titubanza sembra orientata a riconoscersi il potere di risarcire il danno arrecato ai detenuti dal sovraffollamento, alla stregua dei parametri stabiliti dalla Corte di Strasburgo. Altrove, in Germania e negli Stati Uniti, le Corti costituzionali, contro la violazione dei diritti fondamentali dei detenuti, hanno aperto le porte al «numero chiuso» nelle prigioni.
A giugno la Corte di Cassazione deciderà  sul ricorso dell’Amministrazione penitenziaria contro la prima ordinanza del giudice Tarantino. Intanto, però, potrebbero fioccare a migliaia, in ogni singolo ufficio giudiziario, i reclami contro le condizioni di sovraffollamento e per il risarcimento dei danni conseguenti. Nel frattempo, peraltro, verranno a maturazione i procedimenti avviati di fronte alla Corte europea.
Del merito, nessuno discute: se meritò il risarcimento Izet Sulejmanovic, recluso in condizioni illegittime tra il 2003 e il 2004 nel carcere romano di Rebibbia, quando il sovraffollamento penitenziario italiano era assai più contenuto di oggi, non vi è dubbio che lo meriteranno la gran parte degli odierni ricorrenti, che lo facciano davanti al magistrato di sorveglianza o alla Corte europea dei diritti umani.
Il rischio, per il Ministero della giustizia, è quello di dover far fronte a un’enorme spesa in risarcimento, come avviene da anni per la irragionevole durata dei procedimenti. A meno che non si intervenga radicalmente sull’emergenza e sulle cause del sovraffollamento, riducendo drasticamente le presenze in carcere anche attraverso un nuovo provvedimento di clemenza e modificando quelle norme che producono così tante carcerazioni e così poche scarcerazioni, dall’abuso della custodia cautelare alla criminalizzazione dei consumatori di droghe, ai sovraccarichi di pena per i recidivi, agli impedimenti alle misure alternative. Tutte cose che la ministra della giustizia sa bene e che vanno oltre le sue pur apprezzabili prime iniziative.


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