Svelati i file delle spie di Stratfor gli agenti privati “ombra” della Cia

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ROMA – È definita “the shadow Cia”. L’ombra della Cia. È americana, si chiama Stratfor, è un’azienda privata, che vende e compra informazioni destinate a clienti ricchi e potenti. Governi e multinazionali. Ora, per la prima volta, è possibile aprire uno squarcio nel mondo segreto di Stratfor. L’Espresso, con un pool di media internazionali, ha avuto accesso a una serie di documenti esclusivi, anticipati da Repubblica. Sono i Global Intelligence Files: 5,3 milioni di email interne, documenti ottenuti da WikiLeaks e che l’organizzazione di Assange inizia oggi a pubblicare sul sito (wikileaks.org/gifiles). I file lasciano capire come gli analisti di Stratfor abbiano accesso a informazioni esclusive, come quelle sul materiale sequestrato nel covo di Bin Laden, sulle condizioni di salute di capi di Stato, su WikiLeaks e Julian Assange. Grazie a una rete di gole profonde disseminate per il pianeta. Dal Kazakhstan alla Moldavia, dalla Cina fino all’Italia di Berlusconi. Generali, politici, accademici, hacker, giornalisti, spie e diplomatici. Stratfor non sembra aver protetto le identità  di molte fonti. L’Espresso non rilascerà  i file riguardanti le fonti. Nel database figura il nome di almeno un ambasciatore italiano. Sono tanti i segreti di Stratfor: dall’industria, ai social network.
Facebook e il mistero della Cia
Facebook è il Grande Fratello che sa tutto di noi. Amicizie, foto, opinioni, adesioni a campagne sociali e politiche. A rivelare tutto questo, siamo noi stessi. È un sistema così facile di acquisire le informazioni per un’agenzia di intelligence che se non ci fosse, andrebbe inventato. Che ci abbia pensato proprio la Cia? Gli amanti della teoria della cospirazione ne sono ossessionati. In un’email tra due analisti fa capolino Facebook: «Credo che Palantir sia coinvolta in cose anche meno chiare, inclusa quella di finanziare Facebook». Palantir è finita nelle cronache internazionali un anno fa, quando Anonymous hackerò i server dell’impresa americana “HBGary Federal”: venne fuori un piano per distruggere WikiLeaks in cui sbucava il nome di Palantir, che ha inventato un sistema per raccogliere in potenti database informazioni su individui “sospetti”. È cosa nota che, nella fase iniziale di sviluppo, Palantir è stata sostenuta dalla “In-Q-Tel”: l’impresa della Cia che finanzia start up capaci di inventare tecnologie futuristiche che l’intelligence ritiene promettenti per lo spionaggio. E se Palantir finanzia davvero Facebook, perché lo fa?
I clienti eccellenti 
Anche Eni e Finmeccanica figurano nel database. Tra i clienti c’è il colosso della chimica Dow Chemical. Una serie di email testimonia come Stratfor incameri valanghe di dati sugli attivisti che stanno promuovendo una campagna per impedire che la Dow Chemical sponsorizzi le Olimpiadi del 2012 a Londra, visto che il caso Bhopal non è ancora chiuso: probabilmente il più grande disastro ambientale del mondo.
Il monitoraggio dei blog 
Le email di Stratfor testimoniano il monitoraggio costante dei blog, dei commenti su Facebook e su Twitter degli attivisti. In un caso, l’analista raccomanda ai colleghi che la comunicazione rimanga «solo per uso interno, per favore». Evidentemente, neppure Stratfor, ombra della Cia, aveva messo in conto un blitz di Anonymous. E l’avvento dell’era di WikiLeaks.


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