A OCCHI CHIUSI

by Editore | 13 Marzo 2012 13:31

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La crescita acquisita per il 2012 è pari a – 05%. Le importazioni si sono ridotte del 2,5%. Dal lato dell’offerta si rilevano andamenti congiunturali negativi per il valore aggiunto dell’industria – 1,7% e anche dei servizi – 0,1%. E’ aumentato solo (piuttosto strano) il valore aggiunto dell’agricoltura pari allo 0,5%. I consumi tornano indietro di trent’anni.
Questi i dati, che illuminano una situazione di fatto piuttosto preoccupante, soprattutto per chi non ha soldi in banca.
Questi risultati non sono addebitati all’attuale governo Monti, ma ci dicono, che per uscire da questa condizione non sono affatto sufficienti mercato e liberalizzazioni. In ogni modo è lecito e doveroso chiedersi che cosa voglia fare questo governo rispetto alla situazione reale, se non vuole essere travolto dal drammatizzarsi di una crisi, che potrebbe anche provocare elezioni anticipate. E già  le prossime amministrative non si annunciano tranquille. La prospettiva è difficile e, direi anche pericolosa. In situazioni del genere spesso nella storia si verificano spinte a destra. Una destra non tecnica, ma nettamente politica e sociale. Di fronte a una recessione in corso e in via di aggravamento, se l’attuale governo si ostinasse a conservare ed esaltare la dittatura del debito, l’avvenire sarebbe assai buio per la nostra Repubblica, «fondata sul lavoro». C’è una necessità  di investimenti pubblici, che potrebbero trainare anche quelli privati. Un piano di investimenti per uscire dalla recessione potrebbe essere concordato in sede europea. 
Tutti sappiamo che le recessioni sono stabilizzazioni, non sono come una febbriciola che può continuare a colpirci senza danni. Nell’attuale situazione la recessione si aggraverebbe ogni giorno di più, con conseguenze sociali e politiche, che l’Italia, nella sua storia, ha già  sperimentato. Il governo Monti è di fronte a una sfida seria e difficile, ma proprio perché si dice «tecnico» potrebbe affrontarla senza sottostare a condizionamenti politici e, aggiungerei, bancari. La sfida, direi anzi la necessità , oggi è questa. E i nostri «tenici» che hanno avuto a che fare anche nelle imprese private, dovrebbero rendersene conto, ne dovrebbero avere esperienza.

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