Arriva la mini Aspi per i giovani disoccupati il 70% del salario per almeno 1 mese e mezzo

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Arriva davanti a Palazzo Chigi a metà  pomeriggio e grida nel microfono: «Fornero ci hai portato una paccata di bugie». Il ragazzo fa parte del gruppo di precari delusi che ieri hanno manifestato davanti alla sede del governo proprio mentre era in corso il vertice con le parti sociali alla presenza di Mario Monti. L’ira dei precari si scaglia contro due norme: quella sui salari e qiuella sull’indennità  di disoccupazione. 
«Faremo in modo che si evitino abusi», fa sapere da dentro il Palazzo Elsa Fornero rispondendo proprio alle domande sulle due norme contestate. 
Dunque non resta che sperare nella riscrittura dei testi che dovrebbe essere pronta per il consiglio dei ministri di questa mattina. Ma già  ieri sera il ministro ha anticipato che «la copertura dell’Aspi, la nuova indennità  di disoccupazione, sarà  universale» e che ci sarà  anche «una mini Aspi per i più giovani». 
Il primo nodo da sciogliere è quello dei salari. Per incentivare il lavoro a tempo indeterminato, il ministero prevede di tassare maggiormente le forme di occupazione precaria imponendo alle aziende che le utilizzano un’aliquota dell’1,4 per cento sulla retribuzione. Originariamente questa norma era accompagnata da un tetto minimo salariale: i lavoratori non avrebbero potuto percepire meno di una certa cifra. Nelle bozze che circolano in queste ore il tetto minimo è sparito. 
Il rischio, gridavano ieri i precari davanti alla sede del governo, è che «alla fine a pagare saremo noi e la riforma si tradurrà  in una riduzione del nostro salario». In pratica le aziende per pagare la tassa finirebbero per ridurre i salari caricando sulle spalle dei lavoratori i maggiori costi imposti dalla riforma. È evidente che senza un tetto minimo per i contratti precari o a tempo determinato, molti imprenditori finirebbero per praticare questa scorciatoia. Ma è altrettanto vero, fanno notare al ministero, che il tetto da solo non serve a evitare gli abusi. Si cercherà  dunque in queste ore un sistema per tutelare comunque il salario dei precari.
Il secondo punto controverso è quello dell’Aspi, la nuova indennità  di disoccupazione destinata a sostituire la mobilità  e altre indennità  di disoccupazione particolari come quelle degli edili e dei lavoratori con requisiti ridotti. A differenza dell’indennità  di mobilità , che scattava quando chi aveva un lavoro lo perdeva, l’Aspi avrebbe invece dovuto andare a tutti i disoccupati. In realtà  la platea interessata, sempre stando ai testi che circolano in queste ore, sarebbe più ridotta. Avrebbero diritto all’Aspi tutti i lavoratori dipendenti del settore privato e i dipendenti delle amministrazioni pubbliche con contratto a tempo determinato. A questi si aggiungerebbero solo gli apprendisti (che dovrebbero diventare la principale categoria tra i giovani assunti) e gli artisti dipendenti che finora non usufruivano della mobilità . Inoltre l’Aspi verrebbe concessa solo a chi ha lavorato almeno un anno nell’ultimo biennio e ha versato regolarmente i contributi. 
È evidente che da questa platea vengono esclusi i cocopro, i contratti a progetto, tutte le forme di inquadramento contrattuale più precarie e i disoccupati che non sono mai riusciti ad avere un lavoro che abbia consentito loro di versare, sia pur saltuariamente, i contributi.
Ridurre il numero di coloro che possono usufruire dell’Aspi sembra una mossa che va contro l’ispirazione generale della riforma. Per questo ieri sera, al termine della riunione di palazzo Chigi, il ministro Fornero ha precisato in conferenza stampa che «l’Aspi partirà  il prossimo anno» e che accanto ad essa «si sta studiando una specie di mini Aspi per i più giovani». Una indennità  che avrebbe il vantaggio di coprire almeno una parte delle categorie di lavoratori precari attualmente escluse dal salario di disoccupazione. 
Il mini Aspi verrà  pagato ai disoccupati che abbiano almeno 13 settimane di lavoro nell’ultimo anno e durerà  per un massimo di metà  delle settimane lavorate negli ultimi due anni. Di conseguenza il mini Aspi verrà  pagato per una durata minima di un mese e mezzo e una durata massima di un anno. Ad esempio, per chi abbia lavorato 26 settimane negli ultimi due anni, delle quali almeno 13 nell’ultimo anno con una retribuzione lorda di 800 euro mensili, il mini Aspi sarà  di 560 euro (il 70% della retribuzione lorda) e verrà  erogato per 13 settimane. 
Fornero ha anche voluto rispondere a una seconda critica dei precari, quella di non aver messo in pratica il promesso disboscamento della giungla dei contratti atipici: «Erano quaranta e sono rimasti quaranta», protestavano ieri i ragazzi davanti alla sede del governo. 
In realtà  alcuni contratti, come l’associazione in partecipazione o gli stages gratuiti, sono stati effettivamente aboliti. È vero però che rimane in piedi buona parte del castello di forme contrattuali atipiche che servono da giiustificazione al precariato: «Avremmo potuto intervenire con l’accetta – ha ammesso Fornero – ma abbiamo preferito agire in maniera più mirata, privilegiando la flessibilità  buona e contrastando quella cattiva, la precarietà ».


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