Benedetto XVI a Fidel Castro “Prego per la libertà  dei cubani”

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L’AVANA – Dovrebbe essere l’incontro più atteso, quello previsto ieri notte tra Benedetto XVI e Fidel Castro, fulcro politico e mediatico del viaggio di Joseph Ratzinger a Cuba. Un appuntamento che, a differenza di quello storico di Karol Wojtyla nel 1998, ha assunto una connotazione più spirituale.
Solo ragioni di salute dell’ultimo minuto potevano impedire il dialogo fra i due anziani leader, Fidel già  ottantacinquenne, Ratzinger che compirà  la stessa età  fra poche settimane. Con il Pontefice tedesco che, nelle lunghe tratte aree per arrivare fino in Messico e ai Caraibi, ha mostrato di reggere bene la fatica, i tanti eventi pubblici e un fuso orario con otto ore di differenza. E l’anziano Comandante che, invece, viene descritto come attaccato al respiratore, mentre altre volte è mostrato nelle immagini sereno e dialogante con altri leader latino-americani, seppure smagrito e sempre vestito in tuta.
Un incontro preparato da molti mesi, e che al di là  degli aspetti politici e sociali che il Pontefice ha affrontato nei suoi discorsi già  a Santiago de Cuba, doveva vertere fondamentalmente su questioni spirituali e religiose. Molto si è parlato, negli ultimi mesi e in tutto il mondo, della possibilità  che El Jefe, ormai alla fine della vita, volesse accostarsi non tanto all’argomento della morte, vista la forte impronta religiosa che spesso ha mostrato nel suo percorso politico. Quanto piuttosto all’eventualità  di accostarsi alla religione, considerando addirittura la possibilità  di una conversione. E alcuni, negli ultimi giorni, hanno addirittura parlato della richiesta di poter ricevere la comunione dalle stesse mani del Papa di Roma.
Chi non riceverà  l’eucarestia, di sicuro, sarà  piuttosto il presidente venezuelano Hugo Chavez. Anch’egli malato, e di una patologia difficile, si è presentato all’improvviso all’Avana due giorni fa, per un consueto ciclo di cure. Il portavoce papale, padre Federico Lombardi, ha detto però che non è stata avanzata una richiesta per vedere il Pontefice, e che tuttavia, se Chavez dovesse presentarsi quest’oggi alla grande messa che Benedetto condurrà  nella Plaza de la Revolucion, non verrebbe di certo allontanato e anzi sarebbe accolto volentieri dal Papa. Ma, afferma un cardinale presente nel volo papale e ben addentro nelle questioni della dottrina: «Chavez non può ricevere la comunione perché alla Chiesa risulta essere convivente».
Non avverrà  invece l’incontro tra il Pontefice e i dissidenti cubani, compreso il gruppo della Damas de Blanco. Una parte degli oppositori si era rinchiusa, l’altra settimana, in una chiesa della capitale cubana per protestare contro il governo del fratello di Fidel, l’attuale presidente Raul Castro, e chiedere «un minuto di attenzione» dal Papa. Benedetto, assicurano fonti vaticane, avrebbe anche voluto vedere i dissidenti, accogliendo dunque la richiesta che gli era giunta. Ma su questo punto le autorità  sono rimaste ferme, escludendo qualsiasi tipo di appuntamento. E pure i vescovi cubani, non hanno così insistito, visto il loro dedicato ruolo di raccordo fra il governo dell’Avana e il popolo. «Gli oppositori, alla fine – spiega una fonte della Santa Sede – rimangono qui. E dunque non sarebbe stato opportuno permettere un incontro che li avrebbe inutilmente esposti».
Nei suoi discorsi cubani, Ratzinger ha comunque parlato di «riconciliazione» e della necessità  «della libertà ». Insistendo particolarmente per maggiori spazi di possibilità  sociali per tutti i cubani, anche quelli «fuori dalla patria», come ha detto ieri. Un punto rilevato nuovamente nella preghiera per la Vergine del Cobre, pronunciata in mattina a Santiago, nel sud dell’isola, quando ha invitato a «superare la divisione, il rancore dell’inimicizia, a unirsi come fratelli, a sentirsi più umani e cristiani migliori». 
Ratzinger non ha ripetuto, come all’inizio del viaggio, in volo da Roma, che «il marxismo ormai è superato». A rispondergli è stato ieri, indirettamente, uno dei vicepresidenti, Marino Bourillo, secondo il quale «a Cuba non ci saranno riforme politiche, mentre il Paese si sta sforzando di costruire un socialismo perfetto». Comunque intenso, in serata, l’incontro, nel Palazzo della Revolucion, con il presidente Raul Castro e i familiari. Il Pontefice tedesco ha pronunciato parole di considerazione sociale, non dimenticando i poveri, i malati, gli afflitti, i bambini e i campesinos. Un discorso che va letto in filigrana, là  dove il Papa ha voluto, più che dire esplicitamente, far intendere.


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