Bologna: scandalo in questura, un nuovo arresto

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BOLOGNA – Una nuova bufera sulla Questura di Bologna, come se fosse tornato lo spettro della Uno Bianca. Cinque agenti del 113 e dell’Immigrazione finiti in carcere. Altri indagati o sotto attenzione, per due vicende scoppiate una dietro l’altra, che hanno un comune denominatore: la violenza nei confronti di immigrati. La banda dei fratelli Savi, che si annidava in questa Questura definita dal prefetto Achille Serra «la peggiore d’Italia», uccideva gli immigrati. Oggi le armi non sparano più, ma i reati di cui i poliziotti sono accusati macchiano la loro divisa per quanto sono odiosi. Stranieri clandestini spacciatori di droga vessati, picchiati e rapinati confidando nell’impunità  garantita dalla mancanza di credibilità  delle vittime. Straniere in condizioni di debolezza non solo fisica, alla ricerca disperata di un timbro sul permesso di soggiorno per garantirsi un futuro in Italia, costrette a rapporti sessuali sotto la minaccia dell’espulsione. Ritorna anche il ruolo dei buoni. Come nel caso della banda della Uno Bianca, gli arresti li hanno eseguiti altri poliziotti, quelli della Squadra Mobile. E il pubblico ministero che li ha ordinati, insieme ai colleghi Manuela Cavallo e Lorenzo Gestri, è Valter Giovannini, che sedici anni fa i fratelli Savi li mandò all’ergastolo.
L’ultimo arresto è stato eseguito ieri, per concussione sessuale. In carcere è finito un assistente capo dell’Immigrazione, Claudio D’Orazi, 46 anni, di Cesena, sposato con figli. Le sue vittime sono tre marocchine, una delle quali conosciuta già  nel 2009 e una moldava, entrata nell’harem per ultima, a dicembre. Dieci i rapporti sessuali provati, ma potrebbero essere molti di più, con altre straniere. Una delle vittime ha avuto il coraggio di registrare di nascosto uno di questi rapporti subìti, come anche le lusinghe, le pretese, le minacce che il suo aggressore in divisa pronunciava in casa o al citofono. «Intanto baciare, dopo il resto. Baciare non è fare l’amore – rivela una registrazione consegnata agli inquirenti -. Altrimenti per te big, big problem».
Ora un problema ce l’ha la Questura, dove da giorni è stata al lavoro l’ispettrice Daniela Stradiotto, direttore del Servizio controllo del territorio della Polizia di Stato, mandata dal capo Antonio Manganelli dopo i primi arresti. Quattro uomini delle volanti accusati di aver rapinato spacciatori clandestini per rimediare qualche centinaio di euro. Due assistenti capo, Francesco Pace e Giovanni Neretti, ricoverato in ospedale per un grave malore e due agenti scelti, Alessandro Pellicciotta e Valentino Andreani. Due gli episodi contestati: il 20 ottobre hanno rapinato di 600 euro due tunisini, che quando sono andati in Questura all’ufficio denunce sono stati mandati via e hanno trovato aiuto nella Mobile. La notte del 12 novembre, le due volanti dei quattro agenti hanno picchiato, spogliato e rapinato un tunisino. La Procura sta verificando ancora altri possibili episodi e cerca di scoprire se esistono coperture, «opacità » negli uffici degli agenti o nei loro contatti, visto che non si sa ancora chi abbia rivelato loro il numero di registro del procedimento, con il quale sono andati in Procura a chiedere gli atti. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri è stata diretta: «Fatti gravi e molto, molto tristi. Gli uomini in divisa che sbagliano, sbagliano due volte. La Questura però ha reagito».


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