Bosusco, si tratta. I maoisti insistono: «Liberate i nostri»

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Il clima è positivo, diceva ieri sera un Behera, alto funzionario del Dipartimento agli interni e capo mediatore da parte governativa: «Se tutto continua così potremo chiudere i lavori domani sera», cioè oggi per chi legge. 
Di buon auspicio è il gesto compiuto dai rapitori, che domenica hanno liberato l’altro loro ostaggio, il medico Claudio Colangelo: l’hanno consegnato a quattro giornalisti di una tv indiana, Ndtv, che sabato si erano addentrati nella foresta «per un’intervista con il comandante dei maoisti» – e ne sono tornati sia con l’intervista, sia con l’ostaggio liberato. Colangelo e Bosusco erano stati presi sabato 17 marzo in una zona montagnosa del distretto di Khandamal, e ieri il primo dei due a tornare in libertà  ha detto che è stata un’esperienza dura, ma non ha mai avuto paura per la sua vita. I maoisti hanno curato il suo compagno di prigionia che aveva un attacco di malaria, ha detto, e hanno giocato a scacchi per passare il tempo. Interrogato ieri dalla polizia a Bhubaneshwar, la capitale dell’Orissa, Colangelo è volato ieri sera a New Delhi, sulla via del rientro in Italia.
Nelle mani dei rapitori restano però due persone, perché sabato è stato rapito deputato dello stato dell’Orissa, Jhina Hikaka, eletto per il partito di maggioranza Biju Janta Dal nel distretto di Laxmipur – altra zona di presenza maoista. Qui si tratta di una diversa brigata del partito ribelle, a quanto pare sconfinante dal vicino Andhra Pradesh – giorni fa ha anche ucciso un ufficiale di polizia: sempra che il gruppo del comandante Sabyasachi Panda abbia criticato l’intrusione. Sta di fatto che sabato i mediatori indicati dai maoisti per trattare la liberazione degli italiani avevano sospeso i colloqui, infuriati con i ribelli: la sospensione delle ostilità  da entrambe le parti era una precondizione per trattare.
Ora i maoisti hanno compiuto il loro gesto «di buona volontà », e la palla sta nel campo del governo. Quando hanno rilasciato il primo ostaggio, il comandante Panda ha anche mandato a dire che non rilasceranno Paolo Bosusco finché lo stato non risponderà  alle loro richieste. E sono richieste che dovrebbero mettere in imbarazzo dei rappresentanti del governo: la principale è che che siano immediatamente rilasciate 35 persone che la polizia ha arrestato appena dopo che diversi tribunali li avevano assolti da accuse relative alla rivolta. Poi, che siano formalmente imputati gli ufficiali di polizia e delle forze di sicurezza responsabili di casi di stupro, torture, e di falsi conflitti a fuoco in cui dei detenuti sono stati uccisi in via extragiudiziaria.
Di questo hanno cominciato ieri a discutere i due «interlocutori» indicati dai maoisti, gli attivisti per i diritti umani B.D. Sharma e Dandapani Mohanty, con i rappresentanti del governo – guidati da un pezzo grosso venuto dal governo centrale, in onore al fatto che i rapiti sono dei cittadini stranieri. Il comandante Panda ha detto, ai giornalisti di Ndtv e ai due italiani, di essere ricorso al rapimento perché lo stato non ha rispettato gli accordi presi un anno fa, quando i maoisti hanno preso e poi rilasciato il capo dell’amministrazione pubblica di un distretto vicino. Nella sua intervista domenica Panda torna anche sulla faccenda delle foto: accusa i turisti di andare a scattare foto dei nativi, in particolare delle donne che tradizionalmente sono poco vestite. Ma è cosa che riguarda altre zone tribali, e in ogni caso loro non stavano scattando foto, ha detto ieri Claudio Colangelo. Del rapimento in Orissa ieri hanno parlato il premier italiano Mario Monti e il collega indiano Manmohan Singh, a Seoul per un summit sul nucleare («mi ha assicurato che farà  tutti gli sforzi da parte indiana» per liberare Paolo Bosusco). 
Non è ancora cominciata alcuna trattativa invece per il deputato rapito sabato: qui i maoisti non hanno ancora avanzato richieste precise, né indicato se vorranno la mediazione degli stessi due interlocutori coinvolti nel caso degli italiani.


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