CI VUOLE LA MANO PUBBLICA

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Ma il segnale è lo stesso drammatico: le imprese mettono le mani avanti, hanno paura del prossimo futuro e per questo chiedono ore da utilizzare per affrontare una fase che preannuncia una nuova recessione che non si sa quando terminerà .
Gli organismi internazionali manifestano fiducia: la ripresa – dicono – è attesa fra pochi mesi a partire dal terzo trimestre. Ma non spiegano perché l’economia globale dovrebbe ricominciare a correre visto che sta rallentando perfino in Cina, Brasile e India. In Europa la crisi fiscale degli stati sta provocando recessione (perfino nei felici Paesi bassi) come conseguenza delle manovre correttive imposte a quasi tutti gli stati dalla Ue e dalla Bce. Il risultato è che – a partire dalla ricca Germania – il Pil ha smesso di crescere e la domanda globale sta cadendo mettendo nei guai stati che di guai ne hanno già  tanti. Tra i paesi ricchi e industrializzati solo gli Usa sembrano usciti dall’inferno grazie a una politica economica e monetaria espansiva messa in atto senza l’incubo dell’inflazione. 
Gli Usa per l’Europa sono importanti, ma il Vecchio continente deve trovare al suo interno il propellente per far ripartire l’economia altrimenti la crisi si trascinerà  per anni e anni. E forse decenni. Allora è chiaro che serve una svolta. Camusso ha lanciato una proposta apparentemente ragionevole: una imposta patrimoniale per finanziare la Cassa integrazione e più in generale gli ammortizzatori sociali. Purtroppo è una proposta conservativa che mira unicamente a dare un reddito – peraltro infimo – a chi rischia di perdere il lavoro. Il problema è un altro: serve creare nuovo lavoro. Ieri Landini nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione nazionale della Fiom di venerdì a Roma lo ha detto chiaramente. Ma la sua voce rimane inascoltata.
I privati in questa fase – come dopo la crisi esplosa nel 1929 – il lavoro non sono in grado di crearlo: non hanno capitali, hanno poche idee e ancora meno innovazione. Questo significa che deve essere la mano pubblica a sostituirsi a loro. Con l’innovazione, ma anche investendo nel sociale con un modello di sviluppo diverso fatto di meno merci e più servizi. Rilanciando l’edilizia di recupero, non sottraendo territori per costruire nuove case visto che sono centinaia di migliaia quelle nuove e sfitte perché chi non ha casa non ha neppure reddito per acquistarla. In questa ottica una imposta patrimoniale è utile, ma sono se finalizzata a creare nuovo lavoro sostitutivo di quello che viene distrutto. Ma non basta: assieme alla patrimoniale sarebbe utile mobilitare parte dell’inutile reliquia, cioè le riserve di oro. Anche non vendendole, ma mettendole in garanzia di un prestito obbligazionario finalizzato a far ripartire lo sviluppo.


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