Corsa presidenziale in Francia Un sondaggio rilancia Sarkozy

Loading

PARIGI — Sarkozy primo in un sondaggio. Da quando è cominciata la campagna presidenziale non era mai successo, così quando a tarda sera di lunedì l’istituto Ifop ha annunciato il tanto atteso «incrocio delle curve» — cioè il sorpasso nei confronti del favorito socialista Franà§ois Hollande — il campo del presidente in carica è esploso di entusiasmo. «Hollande finirà  per prendere meno voti di Ségolène Royal nel 2007», ha pronosticato su Le Monde Patrick Buisson, il consigliere artefice delle ripetute svolte a destra di Sarkozy. «Vedo un certo affanno tra i socialisti, stamattina», si è sbilanciata la portavoce Nathalie Kosciusko-Morizet: frase che detta da lei, donna di aristocratica pacatezza, si avvicina a «abbiamo vinto». E in effetti Franà§ois Hollande, primo oratore all’importante convegno del Louvre con Mario Draghi, ieri mattina alle 9 appariva proprio abbattuto, più che assonnato.
È durata solo poche ore. Alle cinque del pomeriggio nuovi dati dell’istituto demoscopico rivale Sofres: Hollande resta in testa, anzi allunga su Sarkozy, che perde due punti percentuali. Che è successo? A chi credere? 
Né Ifop né Sofres sono probabilmente in grado di offrire un quadro convincente del voto del 22 aprile e del 6 maggio, in questo momento. Entrambi si sono basati su inchieste telefoniche e online dopo il meeting di Villepinte di domenica, che ha segnato la massima esposizione di Sarkozy. Per relativizzare la discordanza dei risultati, gli istituti ricordano che a contare è la tendenza di voto, non la fotografia di un istante: bisogna aspettare, insomma. Speriamo un po’ meno dell’elezione del 2002, quando il 21 aprile arrivò senza che nessuno avesse lontanamente previsto la vittoria al primo turno di Jean-Marie Le Pen e la clamorosa eliminazione del socialista Lionel Jospin. 
L’effetto psicologico della giornata di ieri resta comunque favorevole a Sarkozy. Con il mega-raduno di Villepinte di domenica e le dichiarazioni di grande portata sull’Europa e Schengen, Sarkozy sperava di raggiungere l’avversario entro il 19 marzo, giorno al di là  del quale entreranno in vigore le norme sulla par condicio radio-tv e lui non potrà  più sfruttare — come ha fatto finora — il suo doppio ruolo di presidente-candidato. 
Obiettivo raggiunto quindi, anche se in modo effimero. Gli ultimi dati Ifop — l’istituto più favorevole a Sarkozy — danno il presidente in testa al primo turno con il 28,5% dei voti contro il 27% di Hollande, mentre al secondo turno lo sfidante vincerebbe con il 54,5 contro il 45,5 (un margine più stretto del solito). L’istituto Sofres, al contrario, conferma Hollande vincitore già  al primo turno con il 30% contro il 26% di Sarkozy, travolto poi al secondo turno decisivo (42 a 58). Nella confusione dei numeri, i due candidati si rifugiano nell’ovvio: niente è vinto, niente è perduto, hanno saggiamente commentato entrambi. Ma Sarkozy lo diceva più contento.


Related Articles

Mia cara America abbi il coraggio di posare il fucile

Loading

DOPO la sparatoria nella scuola elementare del Connecticut, fra il dolore straziante per quanto accaduto, un pensiero si fa largo prepotentemente nella mia testa: perché non riusciamo a regolamentare le armi da fuoco con la stessa severità  con cui riusciamo a regolamentare le automobili?
La ragione fondamentale per cui dei bambini rimangono uccisi in massacri del genere non è che abbiamo gente schizzata o criminale – tutti i Paesi ce l’hanno – ma la nostra incapacità  politica di imporre delle regole al possesso delle armi da fuoco.

Mali. L’imprevisto colpo di stato di Bamako

Loading

Golpe in Mali, fallimento atlantico. Il mondo cambia ma ce ne accorgiamo sempre con un impercettibile ritardo

Euro, se la moneta «batte» lo stato

Loading

Su un punto la cancelliera tedesca Angela Merkel ha assolutamente ragione: non può esserci moneta unica senza politica economica comune. Ma l’accordo finisce qui. Perché la catena logica dovrebbe proseguire: non può esserci politica comune senza uno stato comune. Una volta si diceva che prerogativa essenziale del sovrano era quella di battere moneta. Senza stato (senza principe) non c’è politica economica e non c’è moneta. La catena logica però va oltre: senza un meccanismo democratico unitario questo stato unico o non c’è, oppure è una tirannia.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment