Enel Green Power investe 6,1 miliardi ma in Italia le prospettive sono incerte

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MILANO – Enel Green Power presenta il nuovo piano industriale al 2016 che prevede 6,1 miliardi di nuovi investimenti e punta a quasi raddoppiare il margine lordo e a ridurre la leva operativa. Buona parte degli investimenti sarà  però dirottata all’estero, anche per colpa dell’incertezza del quadro regolatorio su tarifffe e incentivi. Per crescere il gruppo che fa capo a Enel punta soprattutto sui paesi emergenti (43% del totale) e sull’eolico (57%), quindi di fatto gli investimenti in Italia saranno molto limitati.
Dei 6,1 miliardi stanziati nel prossimo quinquennio, il 43% verrà  investito in Brasile, Cile, Marocco, Turchia e Sud Africa dove le potenzialità  di crescita sono maggiori e gli investimenti costano meno, il 21% sarà  invece destinato al Nord America e il 36% all’Europa. A livello di fonti rinnovabili, la preferita sarà  l’eolico (57% del totale), ma anche l’energia geotermica (16%), l’idroelettrica (13% ), quella solare (11%) e le biomasse (3%) restano strategiche. La società  prevede tra il 2012 e il 2016 di creare 11,4 Gigawatt di capacità  produttiva in più di, cui solo 0,49 in Italia. «Abbiamo sempre investito in Italia per far crescere la capacità  tra i 100 e 150 megawatt all’anno – ha detto l’ad Francesco Starace – ma quest’anno il sistema vedrà  una crescita più forte perché c’è ancora tranquillità  normativa. Dal 2013 c’è poca chiarezza sulla remuneratività  perché siamo in attesa dei decreti attuativi». Starace ha poi precisato che «il decreto attuativo uscirà  a settimane; pertanto nel piano abbiamo dovuto trattare l’Italia in modo marginale». Per il futuro Enel Green Power (Egp) si aspetta però norme più «severe». Anche la controllante Enel ha ribadito il suo sostegno al gruppo e il valore strategico dell’energia rinnovabile. «Abbiamo rispettato gli obiettavi fissati in sede di collocamento anche in presenza del contesto economico sfavorevole – ha commentato l’ad Fulvio Conti – Enel conferma l’impegno a sostenerne lo sviluppo, già  oggi il 30% della nostra produzione è basato sulle rinnovabili».
Passando ai numeri, il margine lordo di Egp quest’anno dovrebbe salire a 1,7 miliardi (1,4 miliardi a fine 2011) per arrivare a 2,6 miliardi nel 2016 e garantendo una crescita media annua del 13%. Nonostante gli ingenti investimenti e i dividendi distribuiti (il 30% degli utili annui), i debiti saliranno di poco a quota 4,9 miliardi (oltre 4 miliardi a fine 2011), vale a dire 1,9 volte il margine lordo atteso (a fine 2011 pari 3,4 volte il mol). Gli obiettivi del piano, superiori alle attese degli analisti, hanno fatto guadagnare a Egp il 4% a 1,44 euro. Ma a dispetto delle positive novità  emerse dal piano, alcuni broker tra cui Deutsche Bank e Fidentis, restano scettici per le prospettive di breve periodo. Due incognite pesano sul gruppo delle energie rinnovabili che infatti viaggia sui minimi (nel novembre 2010 venne collocata a 1,6 eruo): una è legata al quadro normativo italiano e a quello spagnolo, l’altra alla solidità  finanziaria della capogruppo Enel, che potrebbe essere costretta a collocare sul mercato una quota delle sue azioni per ripianare i debiti.


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