Gli artigli della fermezza

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Dopo l’invenzione dell’icona-mostro, governo e polizia passano all’incassoIl potere (dei media, del governo, di Pdl&Pd che lo sostengono, del ministro Cancellieri, e anche del carabiniere figlio di operai) comincia a prendersi le sue piccole rivincite. Senza esagerare. Solo qualche osso rotto e una solida carica che presto si è trasformata in una caccia all’uomo, piuttosto mirata. Deve essere quello che intende il Viminale quando dice «la legalità  è un valore primario per ogni società  libera e per il suo rispetto le forze dell’ordine agiranno con la determinazione, l’equilibrio e la responsabilità  di cui hanno dato ampia prova anche in questi mesi». Hanno tirato fuori gli artigli.
La prima vittima di tanto equilibrio si chiama, guarda caso, Marco Bruno. Lo conoscono tutti. E’ il ragazzo – anzi, «l’inatteso volto disumano e strafottente del movimento» come scrive la Repubblica – che l’altro giorno ha «insultato» un carabiniere dicendogli pecorella. Dopo tanto strapparsi le vesti e sociologizzare sull’antagonista dal «birignao squadrista» (ancora lo stesso giornale) contro il povero carabiniere sardo, l’altra notte Marco è stato preso di mira e malmenato sull’autostrada. Niente di strano, è quello che normalmente accade quando un debole strafottente si trova davanti un poliziotto in assenza di giornalisti e telecamere. Le prende di brutto, e nessuno si chiede cosa avrebbe detto Pier Paolo Pasolini. Poi Marco non lo arrestano nemmeno, perché non ha fatto nulla di penalmente rilevante, nonostante sia stato dipinto come un mostro.
Allora, le «forze dell’ordine» si sono vendicate? Chissà . Stando a quello che scrivono i giornali importanti, quelli che di divise se ne intendono, sembrerebbe di sì. Sono andati a cercarlo. E qualche commentatore che di solito predica la non violenza si lascia scappare un ben gli sta, «perché anche le pecorelle hanno diritto alla rivincita. Che arriva puntuale». In attesa di leggere qualche corsivo scandalizzato, la «determinazione» degli uomini di Cancellieri l’altra sera ha anche spaccato un gomito ad Alberto Perino, uno dei leader No Tav. «Quando è partita la carica – racconta – una ragazza a fianco a me è caduta. Sono tornato indietro per cercare di aiutarla ma sono stato caricato e manganellato. Per fortuna un carabiniere grosso come un armadio mi ha preso da parte e mi ha fatto da scudo». Eccone un altro che merita l’encomio. Lo intervisteranno? I valsusini, persone poco avvezze a piangersi addosso e fare sceneggiate, denunciano qualche ferito. Solo che la Titti, una nonna, è stata picchiata, e adesso ha un malleolo rotto. Probabilmente la dovranno operare. Sarà  un altro volto disumano? I feriti sono decine ma molti non sono andati a farsi visitare. Solo un ragazzo è stato arrestato.
Poi c’è un video interessante, registrato da una troupe di You Reporter. Ad averne voglia, ci sarebbe materiale per le migliori penne del giornalismo nostrano, con un po’ di mestiere si potrebbero toccare le coscienze, chiedere all’opinione pubblica di fermarsi a guardare la violenta tracontanza dello Stato che terrorizza decine di persone in un bar, e quella signora tremante di paura che potrebbe essere la madre di quegli uomini in tenuta anti sommossa che le hanno sfasciato la porta per fare irruzione nel locale… e quella donna incinta che si è sentita male. Un altro «birignao squadrista»? Il dibattito è aperto. Certo è che la scena ben rappresenta l’unico volto che lo Stato «dialogante» sta mostrando in Val di Susa. I gestori del bar La Rosa blù di Vernetto di Chianocco adesso possono rivolgersi alla prefettura per ottenere il risarcimento dei danni. La polizia – «le truppe di occupazione», dicono i valsusini – stava solo cercando alcuni manifestanti per chiudere in bellezza la carica cominciata sull’autostrada. Determinati. Equilibrati. Responsabili. Ma forse poco dialoganti.
«Si cerca l’escalation per coprire l’inutilità  dell’opera» sostiene Luca Mercalli, il climatologo che è «scientificamente» convinto dell’inutilità  del Tav. «Oggi l’attenzione è rivolta ai blocchi e alle cariche – dice – ed è solo schiuma, il punto è che le autorità  non vogliono dialogare. Cancellieri dice che il dialogo c’è stato? Non è vero, loro hanno fatto parlare ma non hanno ascoltato affatto. Sabato scorso eravamo 75 mila e non andavamo certo con le pietre in tasca. Poi in una vicenda come questa trovi sempre il facinoroso, il cretino». Anche più di uno. 


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