Homs, un video-choc dall’ospedale militare
Il video sarebbe stato girato in segreto da un medico dell’ospedale e fatto arrivare all’estero. A Homs, dopo la ritirata «tattica» degli insorti giovedì scorso, da venerdì sono entrati i convogli della Croce rossa e della Mezza luna rossa siriana, a cui però è ancora proibito l’accesso nel quartiere di Baba Amr, roccaforte degli scontri fra gli insorti e i governativi. La motivazione ufficiale è sempre la stessa: «Ragioni di discurezza». Ieri l’agenzia Onu per i rifugiati ha detto che nelle ultime 48 ore 2 mila siriani sono fuggiti nel confinante Libano. L’agenzia siriana Sana invece – nel solito balletto di notizie contrapposte – parla di «molte famiglie» rientrate a Baba Amr dopo che le autorità hanno riportato «stabilità e sicurezza». In un anno di rivolta, l’Onu stima che almeno 20 mila siriani siano riparati in Libano, Turchia, Giordania.
Il presidente Assad ha detto che «il popolo siriano» è deciso a proseguire sulla strada «delle riforme e della lotta al terrorismo». A Washington il presidente Obama ha risposto ieri al senatore repubblicano John McCain che aveva auspicato «un attacco aereo» sulla Siria, in quanto gli Usa hanno «l’obbligo morale e strategico» di cacciare Assad. La Casa bianca ha replicato che Assad se ne deve andare e se ne andrà ma che «per ora» è meglio l’approccio «diplomatico e politico» piuttosto che «militare». Gli Usa stanno facendo circolare all’Onu il testo di una nuova risoluzione del Consiglio di sicurezza, ma Mosca ha già fatto sapere che così com’è non la soddisfa: solo «una versione leggermente modificata» rispetto a quella su cui Russia e Cina hanno messo il veto un mese fa (perché apriva la strada a un intervento militare e a un «regime change»). I 27 della Ue stanno discutendo se chiudere le loro ambasciate a Damasco (ma la rappresentanza Ue ha detto che resterà «per monitorare» la situazione). In Siria è arrivato un diplomatico cinese e sabato è atteso Kofi Annan, inviato speciale Onu-Lega araba.
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