Il governo interverrà  sui licenziamenti ora è caos di leggi sui dipendenti pubblici

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L’articolo 18 vale anche per gli statali. E così le sue variazioni, riforma Fornero compresa. Anche se per i dipendenti pubblici non cambierà  praticamente nulla e i licenziamenti economici non saranno più facili, perché prevalgono leggi “speciali”. «Sono ordinamenti diversi e molto è stato fatto. Ma questo non vuol dire che non interverremo sul pubblico impiego», ha precisato però ieri il ministro Fornero. «Lo farà  il ministro Patroni Griffi, non è nel mio mandato e potere».

LO STATUTO PER TUTTI
La confusione sull’articolo 18 è cresciuta nelle ultime ore, con il ministero della Funzione pubblica a ribadire l’estensione delle nuove norme anche agli statali e quello del Lavoro a smentire. Ma la legge 165 del 2001, il Testo unico sul lavoro pubblico, all’articolo 51 chiarisce: «La legge 20 maggio 1970, numero 300 (lo Statuto dei lavoratori), e successive modificazioni e integrazioni, si applica alle pubbliche amministrazioni a prescindere dal numero dei dipendenti». Lo Statuto, dunque, non solo vale per tutti, ma per ministeri, enti, Comuni e Regioni anche al di sotto dei 15 dipendenti. Perché allora la polemica? E che cosa succederà  ora agli statali?

il motivo economico
Non ci saranno stravolgimenti. E questo perché esistono leggi “speciali” che prevalgono sullo Statuto (e le sue modifiche). Una di queste disciplina, e già  da tempo, il licenziamento economico per gli statali (anche individuale). In base alla legge di Stabilità  2012 dello scorso novembre, le amministrazioni pubbliche in «soprannumero» o con «eccedenze di personale» possono ricollocare gli “esuberi”, ricorrendo anche a forme flessibili o contratti di solidarietà , e pure al di fuori della Regione. Se questo non è possibile, il lavoratore è messo “in disponibilità ” per 24 mesi, con l’80% dello stipendio. Dopo, a casa. 

IL CASO DISCIPLINARE
Anche in questo caso sono in vigore dal 2009 le rigide norme della Riforma Brunetta, voluta proprio per sradicare le sacche di inefficienza nello Stato e i presunti “fannulloni”. Il licenziamento scatta, tra le altre cause, per assenze ingiustificate (più di tre giorni anche non consecutivi in un biennio), rifiuto di riprendere il lavoro nei termini, prolungato rendimento insufficiente (ma i parametri per la valutazione non sono mai stati definiti), aver timbrato il cartellino ed essere poi usciti (anche una sola volta), presentazione di documenti falsi per l’assunzione o la promozione, comportamenti aggressivi e molesti e condanne per reati contro la Pubblica amministrazione.
NUOVA RIFORMA
La riforma Fornero, in buona sostanza, non potrà  stravolgere la disciplina del lavoro pubblico, caotica ma in molti casi più rigorosa. Sebbene i licenziamenti di statali siano un fatto raro (e mal censito). Secondo una delle ultime (e vecchie) indagini della Funzione pubblica, l’80% delle amministrazioni dello Stato non fa controlli. Così, il 73% dei Comuni, il 64% delle Asl, il 33% delle Regioni. L’ufficio ispettivo, poi, non è stato mai costituito nel 64% dei ministeri e nel 40% dei Comuni


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