Il Mali nel caos dopo il golpe paura per decine di italiani

by Editore | 23 Marzo 2012 8:56

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Decine di italiani chiusi nelle loro case e negli alberghi a Bamako, la capitale in rivolta, o negli uffici delle Ong e delle società  che lavorano in Mali; mentre nel sud del paese, dove tutto è tranquillo, si attende di sapere quando le frontiere e l’aeroporto, chiusi a tempo indeterminato, saranno riaperti. Frustrati da tre mesi di sconfitte in una guerra che combattono con poche armi e mal pagati, due contingenti dell’esercito del Mali si sono ammutinati e hanno spodestato il governo del presidente Amadou Toumani Touré. Le strade di Bamako echeggiavano di boati, di colpi di armi automatiche, che con il passare delle ore sono cessati. Tra gli italiani, connessi con il mondo attraverso Internet, c’è il timore di dover rimanere bloccati almeno sino a martedì, in quanto i rivoltosi hanno annunciato per il 27 marzo la riapertura degli uffici pubblici. 
Poco dopo le 4 del mattino, circondato da una ventina di soldati in uniforme, il tenente Amadou Konaré si è presentato sugli schermi della televisione pubblica nazionale (Ortm). Ha annunciato la presa del potere e ha decretato la sospensione di tutte le garanzie costituzionali; oltre ad un coprifuoco, seguito dalla chiusura delle frontiere per un periodo illimitato. Il presidente Touré è stato accusato di «incapacità  nel gestire la crisi del paese» e di affrontare la ribellione dei tuareg. Una ribellione antica, sottovalutata. Reduci dalla guerra in Libia dove avevano combattuto a fianco i lealisti di Gheddafi, le tribù del nord sono tornate nei loro villaggi decisi a controllare un territorio che considerano il loro. La presenza delle milizie di Al Qaeda nel Maghreb (Aqmi) ha impresso una matrice islamica radicale alla rivolta. Gli jihadisti hanno armi e sono ben strutturati nella regione. La cosa allarma gli Usa. 
Non si hanno notizie certe sul presidente Amadou Touré. Forse è rinchiuso in una base militare con i soldati lealisti, forse ha trovato rifugio nell’ambasciata Usa. La Francia, che ha forti interessi in Mali (paese poverissimo, ma ricco di oro e di materie prime) chiede garanzie nei suoi confronti. Sta mettendo in piedi un piano di evacuazione. Valuta con attenzione le intenzioni dei militari ribelli: l’assetto del paese è decisivo per l’equilibrio geopolitico di una regione che va dall’Algeria al Senegal. Una pioggia di condanne si è abbattuta sul golpe. Da parte di tutti: Usa, Unione Africana, Nazioni unite.

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