India, paura per gli italiani rapiti giallo sull’ultimatum dei maoisti

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Bhubaneswar (Orissa) – Rivuole sua moglie. Dopo aver ottenuto la sospensione dell’offensiva militare del governo e l’apertura di una trattativa politica, il leader dei maoisti naxaliti dell’Orissa, Sabyasachi Panda, rilancia: tra le nuove richieste c’è che venga rilasciata insieme a altri due guerriglieri. Questa è la condizione per la liberazione di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo, il tour operator piemontese e il pensionato laziale prigionieri chissà  dove nelle foreste impenetrabili dell’occidente indiano. È l’ultima evoluzione di una giornata iniziata con i brividi per un ultimatum in scadenza e chiusa con l’auspicio che finisca presto e bene. 
«Se gli italiani perderanno la vita non sarà  colpa nostra ma del governo», minacciava Panda nell’audio messaggio di rivendicazione del rapimento. Nel documento fissava una scadenza precisa, quella di ieri sera, entro cui il governo avrebbe dovuto «cessare ogni operazione oppressiva» per poi «aderire alle nostre tredici richieste», tra le quali la liberazione di sua moglie. Le operazioni sono immediatamente cessate, e l’ultimatum è potuto scadere senza conseguenze drammatiche. Ma resta fuoco da maneggiare con cura: proprio ieri, nella provincia confinante di Barghar, i maoisti hanno trascinato un uomo nella giungla e lo hanno freddato con un colpo alla testa. Nel versare sangue sanno essere estremamente disinvolti. 
Paolo Bosusco, 54enne di Pralesio di Condove, in provincia di Torino, da anni vive la maggior parte dell’anno a Puri, la città  dei templi indù sulla costa indiana dell’Orissa. Ha trasformato la sua passione per la spiritualità  e l’avventura in un lavoro: fa il tour operator nella Orissa Adventurous Trekking, fondata due anni fa insieme a un socio indiano per accompagnare i turisti in viaggi dalle forti emozioni nelle terre ancora inconaminate delle tribù dell’interno, minacciate dal sistematico sfruttamento delle risorse naturali contro cui combattono i maoisti. Organizzava viaggi di trekking a piedi in quei paradisi proibiti che il governo indiano difende (poco) limitandone l’accesso con permessi e divieti, e che la stessa Farnesina sconsiglia ai viaggiatori dopo i pogrom induisti contro i cattolici e per la lotta infinita e cruenta dei maoisti. 
Un richiamo avventuroso al quale non ha resistito Claudio Colangelo, pensionato 61enne di Rocca di Papa, in provincia di Roma, con una smisurata passione per l’antropologia e la medicina tribale, e con una lunga storia di volontariato e cooperazione in campo medico e scientifico. Era stato lui a contattare Bosusco per organizzare quel viaggio ad altissimo voltaggio nella foresta del Daringibadi, uno tra i più difficili in catalogo. Cinque giorni di trekking «rispettando le tribù locali», come Bosusco avvertiva sempre nel sito, ma senza aver chiesto il permesso governativo. Anzi, la polizia locale li avrebbe messi inutilmente in guardia dal pericolo costituito dai ribelli maoisti.
I guerriglieri li hanno catturati mercoledì mattina lungo il confine tra i distretti di Ganjam e Kandhamal, insieme al cuoco e al driver indiani che li accompagnavano: «Sono arrivati in una trentina – racconta il cuoco, liberato poco dopo insieme all’altro indiano – e ci hanno presi in ostaggio mentre stavamo preparando la colazione vicino a un torrente nella foresta. Ci hanno bendati e ci hanno fatto camminare per circa cinque chilometri, non hanno mai usato violenza e ci hanno trattato bene». I maoisti li accusano di aver scattato foto indecorose alle donne di un villaggio che facevano il bagno al fiume. «La gente delle tribù è utilizzata come un prodotto per attirare i turisti stranieri. L’annuncio del governo di aver limitato l’ingresso degli stranieri nei territori tribali, fatto a febbraio, si è dimostrato una chiara bugia. Con il sequestro noi condanniamo il ruolo del governo nell’utilizzare le tribù come scimmie o scimpanzé da fotografare». 
Da ieri il nostro console a Calcutta, Joel Melchiori, è a Bhubaneswar, la capitale dell’Orissa, per «lavorare in collaborazione alla polizia e alle autorità  locali». E Naveen Patnaik, governatore dell’Orissa, ha offerto subito un binario eccellente dicendo che il governo è pronto a «qualsiasi forma di trattativa nel rispetto della legge». E sono in sinergia anche i governi centrali, italiano e indiano: «Sono in contatto con il ministro degli Esteri Giulio Terzi che sta seguendo la situazione, attraverso le strutture del ministero, in contatto con l’India in tempo reale, minuto per minuto, e mi tiene informato», avverte il premier Mario Monti.


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