L’ira del premier contro Londra “Sbagliato non avvisarci prima ora voglio capire come è andata”

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Per due ore la cabina dell’aereo di Stato fermo sulla pista di Belgrado si trasforma in una war-room. Al telefono con il premier David Cameron Mario Monti segue il blitz delle forze speciali britanniche e nigeriane.Momenti drammatici, ma da subito il presidente del Consiglio non nasconde la sua irritazione al collega inglese. «Perché non ci avete avvertito prima? Dovevamo avere il tempo di dire la nostra, di fare delle valutazioni insieme». Sono in gioco le vite di due civili. Uno è italiano: l’ingegner Franco Lamolinara. Eppure il governo italiano è all’oscuro di tutto. La telefonata di Cameron arriva quando l’azione è già  scattata. Nessuno la può fermare. Una mission impossible, la definisce il numero uno di Downing street. Infatti finisce nel sangue. Gli ostaggi muoiono. 
Minuto per minuto, in un triangolo che collega Londra, Belgrado e Sokoto nel Nord della Nigeria, si snoda al telefonino il film della tragica azione. La folta squadra di governo reduce dalla visita in Serbia assiste alla conversazione col cuore in gola. Ci sono la Cancellieri, Di Paola, Terzi, Passera, Clini, Moavero. Nella parte posteriore del velivolo i funzionari di Palazzo Chigi non capiscono le ragioni del ritardo. L’esito dell’operazione è drammatico. I due ostaggi erano già  morti, comunica Cameron a Monti. «Avevamo solo questa finestra, non c’era più tempo da perdere. I terroristi si sentivano braccati. Hanno sparato prima loro». Il premier inglese sembra mettere le mani avanti. Il Professore però non ci sta. «Vogliamo approfondire, chiediamo dei chiarimenti, un supplemento di informazioni». Come dire: non finisce qui. Il governo contatta anche l’esecutivo nigeriano: occorre una ricostruzione dettagliata, dice Monti al telefono con il presidente Jonathan. 
Resta il dolore per la morte di Lamolinara e la ferita per essere stati tenuti fuori dall’operazione. Il comunicato di Palazzo Chigi, tra le righe, lascia trasparire il disappunto e il nervosismo. Quasi la rabbia. È lo stesso Monti, in collegamento con il sottosegretario alla presidenza Catricalà , a scrivere il testo della nota ufficiale, sempre chiuso nell’aereo bloccato sulla pista della capitale serba. È lui a non voler nascondere, seppure con le dovute cautele del linguaggio diplomatico, l’affronto subito. Un primo passo ufficiale è fissato per stamattina quando si riunirà  il comitato interministeriale per sicurezza con Monti, il coordinatore dei servizi segreti Gianni De Gennaro e i ministri competenti. 
Downing street e il Foreign office si tengono in contatto con Roma anche quando il premier è finalmente in volo con l’A300 di Stato. «I due ostaggi – spiegano le fonti inglesi – erano già  condannati. Non è stata una ritorsione dei sequestratori per il blitz. Quando sono arrivate le forze speciali li hanno trovati morti». Non c’era tempo, non c’erano altri margini di manovra. Per questo l’Italia non è stata avvertita. Non si poteva fare altrimenti. L’operazione serviva a salvare due uomini, Lamolinara e Chris McManus, già  spacciati. Forse è così, forse non esistevano alternative. Ma Palazzo Chigi vuole vederci chiaro. 
Una volta atterrati a Roma, per alcuni ministri la giornata continua. Il ministro degli Esteri Terzi attiva le fonti della Farnesina. Il titolare della Difesa Di Paola arriva a Palazzo Barrachini e si chiude nel suo studio per valutare la situazione. Si scatena la polemica politica e il Pdl ruggisce più degli altri. Nelle dichiarazioni del centrodestra si sente crescere l’eco di un sentimento anti-britannico. «Quello che è accaduto in Nigeria è di una gravità  straordinaria», attacca Fabrizio Cicchitto. Dura anche la reazione del presidente del Copasir Massimo D’Alema. «È necessario chiarire perché le autorità  britanniche hanno deciso un’operazione militare senza avvertirci». Il comitato per i servizi verrà  investito della vicenda. «Faremo piena luce», annuncia D’Alema. La Lega va oltre e chiede di richiamare l’ambasciatore italiano nel Regno unito. Il Partito democratico invita il governo a riferire in Parlamento. «L’esecutivo deve spiegare le modalità  dell’operazione», dice Emanuele Fiano. 
È una tragedia umana. Ed è uno smacco per la ritrovata credibilità  internazionale dell’Italia. Il governo farà  ora i suoi passi ufficiali. Poco ma sicuro: Monti aspetta altre risposte da Londra.


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