Lo sciopero per tutti

Loading

Gli argomenti del Governo di Madrid non sono certo una novità : serve dare mano libera all’impresa, altrimenti addio posti di lavoro. In un Paese con circa il 23% di disoccupazione (che sfiora il 50% fra i giovani), in piena crisi dopo l’esplosione della bolla immobiliare su cui si fondava lo «sviluppo» dell’epoca di José Maria Aznar e del primo Zapatero, sono tesi che potrebbero rischiare di far presa sulla popolazione. L’esito della mobilitazione di oggi dirà  se è così, oppure se troveranno conferma i segnali giunti dalle elezioni regionali di domenica scorsa in Andalusia e nelle Asturie, che hanno visto il Partido popular (Pp) uscire malconcio: in entrambe le Comunità  autonome, infatti, si dovrebbero formare giunte di sinistra.
I segretari generali dei sindacati, Ignacio Fernà¡ndez Toxo (CcOo) e Cà¡ndido Méndez (Ugt), che hanno avuto solo venti giorni per preparare lo sciopero, si dicono fiduciosi sulla riuscita della mobilitazione: in un’intervista a El Paà­s pubblicata ieri, affermavano di credere in una partecipazione molto ampia, soprattutto nei settori dell’industria, della costruzione, dei trasporti e della pubblica amministrazione. Nella giornata odierna sono previste oltre cento manifestazioni: le più importanti si svolgono alle 18 a Madrid, Barcellona e Valencia. Ai cortei hanno annunciato la loro presenza delegazioni di Izquierda Unida e del Partito socialista, oltre a organizzazioni e collettivi studenteschi, indignados del movimento 15-M, e decine di gruppi della «società  civile» come, ad esempio, il forum in difesa dell’acqua pubblica della Comunidad di Madrid, impegnato in una dura battaglia contro la privatizzazione dell’acquedotto voluta dalla Presidente regionale Esperanza Aguirre (Pp). Nei Paesi Baschi e in Galizia indicono lo sciopero, oltre a CcOo e Ugt, anche le confederazioni di orientamento nazionalista, forti in quelle regioni. 
Nella piattaforma della giornata di lotta non ci sono solo le norme che rendono i licenziamenti più facili e meno costosi per le imprese, ma compare anche la denuncia dell’insostenibilità  della politica di «austerità ». Domani il Consiglio dei ministri varerà  la legge finanziaria, che si annuncia molto dura: non è un mistero per nessuno. Per rispettare i parametri europei, infatti, la Spagna dovrebbe risparmiare circa 60 miliardi di euro in due anni, se vuole ridurre il rapporto deficitPil dall’8,5% attuale al fatidico 3% nel 2013. Ciò significa tagli che metteranno in ginocchio il Paese, colpendo dalla sanità  alla ricerca scientifica, dalla scuola ai servizi per anziani non autosufficienti: se ne è già  avuto ben più di un assaggio con le prime misure d’urgenza assunte a fine dicembre. Obiettivo della mobilitazione di oggi, spiegano CcOo e Ugt, è ottenere dal governo l’apertura di un vero negoziato sull’insieme della politica economica e sociale. La reforma laboral è in discussione in Parlamento e, volendo, ci sarebbero margini per introdurre modifiche. Ma l’esecutivo non appare esattamente aperto al dialogo: nella serata di ieri, il ministro dell’economia Luis de Guindos (ex direttore di Lehman Brothers) ha messo in chiaro che la norma «non cambierà  di una virgola», quale che sia l’esito dello sciopero.


Related Articles

Spagna, i giudici mettono in crisi il governo Rajoy, sfiducia del Psoe

Loading

Spagna. Corruzione e sentenze dilaniano il Pp, minacciato perfino dall’alleato Ciudadanos

Vertice Juncker-Tsipras: “Intesa possibile”

Loading

Varoufakis: “La Bce sia flessibile con noi come lo è stata con il governo Samaras” Schaeuble: “Possibile uscita di Atene dall’euro”

Turchia. I nuovi nemici di Erdogan

Loading

In un labirinto qual è l’odierno Medio Oriente non è sempre facile capire se l’alleato di oggi lo sarà ancora l’indomani

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment