«Riformista» verso la chiusura, e la redazione si ribella

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A rendere le cose più complicate ci mancava pure il giallo dell’assemblea dei soci che oggi dovrebbe decidere la sospensione delle pubblicazioni e con essa, di fatto, la fine del Riformista. Ieri pomeriggio il direttore Emanuele Macaluso giurava che l’appuntamento è saltato, «slittato di una settimana, domani (oggi, ndr) non succederà  proprio niente» assicurava. In redazione, invece, la scadenza veniva data per confermata per le 12 di oggi nonostante l’appello, rivolto ieri mattina in un’affollatissima conferenza stampa, a riaprire il tavolo con i sindacati di categoria per scongiurare la chiusura.
Siamo ormai a ferri corti al Riformista. A novembre il giornale potrebbe festeggiare il suo decimo anno di vita «ma qui si rischia di celebrare un funerale», dice Alessandro De Angelis del Comitato di redazione. Lo spettro di un’imminente chiusura si fa infatti sempre più concreto e i giornalisti accusano Macaluso di comportamento antisindacale per non voler riaprire il dialogo per cercare una soluzione alternativa alla fine delle pubblicazioni, confermando così, accusa il cdr, «quella scarsa propensione al confronto che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle in questi mesi». La risposta di Macaluso arriva con un editoriale pubblicato sul numero oggi in edicola e in cui spiega perché, a suo giudizio, manchino ormai le condizioni per andare avanti. «Su queste colonne – scrive il direttore – abbiamo costantemente informato i nostri lettori sulle serie difficoltà  in cui si trovava il nostro piccolo foglio a causa delle riduzione del contributo pubblico (di cui usufruiscono giornali che sono fogli clandestini legati a notabili o faccendieri), perché la pubblicità  che ci era stata promessa non è arrivata, perché con i vecchi editori che ci hanno ceduto la testata c’è un contenzioso su cui decideranno i giudici dato che a loro ci siamo rivolti con un atto giudiziario». Infine una stoccata ai giornalisti che chiedono di non mandare in soffitta un’esperienza decennale: «Le certezze sulla possibilità  di continuare non vanno affermate solo in conferenza stampa – prosegue Macaluso – ma nel concreto, gestendo il giornale e quindi trovando i fondi per pagare quotidianamente tipografia, carta e stipendi».
Uno dei punti della crisi del Riformista starebbe proprio nell’accordo che Macaluso e Gianni Cervetti, presidente della cooperativa che edita il quotidiano, avrebbe stipulato con la passata gestione gestione Angelucci al momento di prendere in mano il giornale. «In una delle ultime assemblee di redazione – prosegue De Angelis – Macaluso e Cervetti ci hanno informato che esiste una scrittura privata con Angelucci in base alla quale i precedenti proprietari si erano impegnati a colmare il gap fra la pubblicità  presunta e quella reale. L’impegno non sarebbe stato rispettato». Di questo accordo, però, secondo la redazione non ci sarebbe traccia. «È un dovere morale – accusa il cdr – conoscere questa scrittura privata di cui i soci della cooperativa non sanno nulla».
Botta e risposta al veleno, infine, anche sulla proposta lanciata da Macaluso ai redattori di prendere in mano loro il giornale: «Alla provocazione ‘fate voi se siete più bravi’ – è la replica del cdr – rispondiamo: ‘Compagno Macaluso, prima tira fuori i conti veri’».
Numerosi gli attestati di vicinanza alla redazione espressi da esponenti politici sia di centrodestra che di centrosinistra, molti dei quali presenti ieri alla conferenza stampa. E solidarietà  è stata espressa anche dalla Fnsi e dall’Associazione stampa romana.


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