Marò, Monti telefona al premier indiano “Lotta alla pirateria a rischio”

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BRUXELLES – Una lunga telefonata tra il presidente del Consiglio Monti e il capo del governo indiano Manmohan Singh. Poi un comunicato distensivo del ministero degli Esteri di New Delhi secondo cui India e Italia auspicano di risolvere la crisi innescata dall’arresto dei due militari italiani «amichevolmente in base alla legge e d’accordo con lo spirito di amicizia che caratterizza le relazioni fra i due Paesi». La telefonata che Monti ha fatto ieri al suo collega indiano potrebbe segnare l’inizio di una svolta positiva nella vertenza che sta monopolizzando l’attenzione delle autorità  italiane. 
Dopo aver seguito giorno per giorno la questione «in maniera riservata», ieri anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ne ha parlato in pubblico. «Credo sia stato molto significativo e importante il colloquio telefonico tra il primo ministro indiano e il presidente Monti», ha detto il capo dello Stato. Ed ha ricordato che « l’unico modo per riportare i ragazzi a casa è una accorta azione sul piano giuridico e giudiziario, anche perché abbiamo una magistratura indiana che opera secondo i le sue regole e in piena indipendenza, e di un’azione molto tenace e riservata anche sul piano politico e diplomatico». Napolitano, insomma, esorta a smorzare i toni per evitare irrigidimenti da parte indiana: «Riaffermiamo con decisione le ragioni dei nostri militari impegnati in una missione di indubbia importanza per la comunità  internazionale, ed evitiamo qualsiasi elemento di incrinatura nel rapporto di amicizia e di reciproco rispetto tra Italia e India perchè la continuità  di questo rapporto è la migliore garanzia per una soluzione positiva del caso dei nostri due marò». 
Proprio questo è stato il senso della telefonata di ieri tra Monti e Singh. Dopo aver ricordato al premier indiano che l’incidente «è avvenuto in acque internazionali e che la giurisdizione sul caso è, di conseguenza, solo italiana», Monti ha fatto presente che l’atteggiamento indiano rischia di creare «un pericoloso precedente» che mette a repentaglio le missioni anti-pirateria a cui New Delhi tiene molto e «in cui sono impegnati anche militari indiani». Il capo del governo italiano ha quindi chiesto che ai due marò venga riservato «un trattamento adeguato al loro status». Singh, secondo quanto riferisce Palazzo Chigi, ha promesso di prestare «la massima attenzione» alla richiesta italiana di trasferire i due arrestati fuori dalla prigione in cui sono stati rinchiusi, inoltre «ha condiviso le preoccupazioni del Presidente Monti volte ad evitare che si creino tensioni tra India ed Italia e che la vicenda rechi pregiudizio alla collaborazione tra i due Paesi e alle missioni internazionali di pace e di contrasto alla pirateria». Ma al ministro degli Esteri italiano Terzi che chiedeva il riconoscimento dell’immunità  «per i militari che operano nell’ambito di risoluzioni Onu», il governo indiano ha ribadito che non ne riconosce alcuna.
Ieri è intervenuto anche il servizio di azione esterna della Ue, che fino ad ora era rimasto a fare da spettatore della vicenda. Una prima sollecitazione per avere l’appoggio di Bruxelles era stata fatta da Monti venerdì scorso, quando aveva incontrato la rappresentante per la politica estera europea Catherine Ashton in margine alla riunione dei capi di governo. La Ashton aveva assicurato di essere pronta a dare il proprio aiuto, purché dall’Italia arrivasse una richiesta in questo senso che fino ad allora non era stata formulata. 
La questione è stata posta formalmente martedì durante la riunione degli ambasciatori che siedono nel Comitato Politico e di Sicurezza (COPS), l’organo che governa la politica estera dell’Ue e che ha riconosciuto come la questione fosse di interesse comune, visto che riguarda missioni anti-pirateria coordinate dall’Unione. Una notevole passo avanti rispetto alle prime dichiarazioni della portavoce della Ashton secondo cui la questione era un affare «bilaterale» tra Italia e India. Già  ieri l’ambasciatore Ue a New Delhi, Joao Cravinho, ha incontrato il segretario di Stato indiano per gli affari europei. Altri contatti, a livello più o meno formale, erano già  in corso. Le informazioni raccolte dal servizio diplomatico europeo sono poi state trasmesse a Monti prima della sua telefonata con Singh. Per ora, comunque, Bruxelles preferisce seguire la via dei contatti amichevoli e riservati nella convinzione, condivisa anche dalle autorità  italiane, che una drammatizzazione politica e mediatica della crisi alla vigilia di elezioni in India renderebbe più difficile la liberazione dei due militari arrestati.


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