Monti: Rai e giustizia, vertice giovedì

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ROMA – Angelino Alfano protesta, accerchiato dagli “alleati”. Non vuole sentirsi dare dell’irresponsabile, ricorda che la vera emergenza è l’economia: «E Casini e Bersani di cosa vogliono parlare? Di Rai e giustizia». Alla fine però deve arrendersi: Pd e Udc dicono no ai veti del Pdl. Il governo fa lo stesso, e convoca un vertice in cui – il programma è dettagliato – ci saranno sia la riforma della giustizia che il futuro della tv pubblica. 
L’assalto al gioco dei veti imposto da via dell’Umiltà  parte al mattino con una dichiarazione di Enrico Letta: «Se Monti non convoca più vertici tra i leader della maggioranza inizia parabola discendente e rimane anche il Porcellum. Un incubo», scrive su Twitter il vicesegretario pd. Continua Casini: «È in atto un tentativo di indebolire il governo. È un errore molto grave, perché l’esecutivo ha risanato l’economia». E ancora: «L’unico modo serio per rispondere alla questione morale è fare al più presto la legge sulla corruzione senza rimandare tutto alle calende greche». Quanto all’appello di Orvieto, al richiamo dei moderati messo in atto da Alfano, il leader Udc risponde con scetticismo: «Cosa dovrei rispondere quando ci si appella all’unità  dei moderati e insieme si fa un richiamo nostalgico al rapporto con la Lega?». 
Bersani è il più duro: «Siamo in campagna elettorale?», chiede retorico, concedendosi a una ressa di telecamere e taccuini nel centro di Roma. «Io non me n’ero accorto prima che Alfano sollevasse molti temi polemici. È da irresponsabili accendere dei fuochi in un momento in cui bisogna comunque mandare avanti il governo». Quanto all’incontro fatto saltare dal Pdl la scorsa settimana, precisa: «Io non ho niente contro i vertici a tre. Tornare ai bilaterali mi sembrerebbe un passo del gambero». Invece, al segretario pd appare un salto in avanti parlare di un Monti bis: «Occupiamoci del Monti che c’è», è l’invito. E sulla Rai: «Non si dica che non si può, non si potrebbe. Io sono pronto ad appoggiare un decreto ben motivato che ne cambi la governance. Se poi non si fa non faccio saltare il governo per questo, ma non partecipo. C’è da fare un nuovo cda? Noi non partecipiamo». 
Alfano ribatte a caldo: «Bersani mi dà  dell’irresponsabile perché voglio parlare di banche e di lavoro. Apprendo inoltre da una battuta di Casini che per lui ora la priorità  è il lavoro. La scorsa settimana era la giustizia, quindi benvenuto nel club…». E però, la nota inviata alle nove di sera da Palazzo Chigi sembra segnare uno stop al delfino: Monti convoca Alfano, Bersani e Casini giovedì alle 20. E annuncia: «Particolare attenzione sarà  dedicata ad alcuni temi internazionali; alla riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali; alle misure per la crescita, l’occupazione e la capacità  di attrarre investimenti (tra le quali semplificazioni e giustizia); e alcune prossime scadenze per provvedimenti del governo (tra cui la Rai)». A tarda sera, il segretario Pdl – su Twitter – fa buon viso a cattivo gioco: «Il lavoro al primo posto! Parleremo anche di accesso al credito. Bene agenda Monti, ci sarò». E poi: «Di Rai e giustizia (ultime classificate nell’agenda) parli chi vuole». 
Fatto sta che il gioco dei veti è rinviato al mittente. Se ci saranno, a questo punto, dovranno venir fuori a quel tavolo. E lì, saranno molto più difficili da difendere.


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Anche i riluttanti sono spinti alla battaglia. Per chi vive in città  diverse da quelle dove si voterà , sarebbe normale il distacco dall’esito dei ballottaggi. In fondo, la legge elettorale comunale è la migliore delle leggi elettorali in circolazione da noi. Al primo turno, ha consentito la ricognizione della geografia politica dei luoghi, comprendendo anche la più minuta delle proposte. Con lo spareggio ora impone una semplificazione della politica, temperata dalla sua personalizzazione.

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