Nella crisi, Carlo Marx si rifà  vivo

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In ogni caso di straordinaria utilità , non solo per me che da più di quarant’anni faccio il giornalista al manifesto, ma per tutt coloro che vogliano capire qualcosa, non solo del mondo (Italia compresa) ma anche della propria vita.
Dato per scontato che a pagare le conseguenze della bancarotta del capitale, siano sempre i lavoratori e i ceti più deboli e i singoli che non hanno un santo in paradiso (oggi l’importanza di questi santi e del potere clientelare sono cresciuti di molto). Ma Ciofi non si ferma, anche se analizza le conseguenze di questa crisi capitalistica, ci segnala che il capitalismo va spesso in crisi. Qualcuno pensa che non ce la faccia più, invece, dopo avere provocato danni enormi e magari guerre e, soprattutto, ridotto alla disperazione milioni di lavoratori e anche di ceto medio benpensante, poi ripiglia e torna sano e forte. Viene da dire che le crisi sono connaturate al capitalismo, come tante persone che hanno febbroni gravi e ricorrenti, ma poi si ripigliano senza neppure pagare le spese d’ospedale, tanto a pagare è sempre il povero Pantalone. Peraltro anche quando il capitalismo sta in buona salute e può frequentare alberghi di lusso non è mai lui a pagare. A governare come ha detto Chomsky è «il senato virtuale», la grande finanza, Wall Street, che tiene a bada il Congresso americano.
Ma leggete questo libro, ne sarete presi; io, leggendolo non so più quante sottolineature ho fatto e che mi vado a rivedere.
Ma a Paolo Ciofi debbo riconoscere un altro grande merito. Forse esagero, ma dico che ha resuscitato Marx. Il Marx, intensamente citato (Capitale, Critica al programma di Gotha, Il capitalismo e la crisi, Manifesto del partito comunista, L’iedologia tedesca, Grundrisse, Miseria della filosofia e ancora ) è assolutamente attuale, interviene nel nostro dibattito. Tutto il contrario di una certa, ossificata, venerazione del santone.
E ancora, venendo al nostro paese, Ciofi ci richiama alla forza propulsiva che dovrebbe avere la nostra Costituzione, mutilata e piuttosto messa da parte, nel corso di questi anni, soprattutto in quelli più recenti; e quindi la Cgil e del quasi dimenticato Pci, che, pur in un mondo bipolare e in presenza della grande forza dell’Unione sovietica, non lottavano per la realizzazione in tempi brevi del comunismo, ma per la realizzazione appunto della Costituzione di una repubblica «fondata sul lavoro».
Insomma non voglio farla troppo lunga, leggete e rileggete questo libro sarà  molto utile al vostro penare e al vostro che fare.


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Anche se mo’ nun viene ‘o Natale, m’accatto ‘o iurnale e me vado a cucca’. Perché, anche senza la passeggiata, la malinconia si è invitata da sé. Lascia un po’ stare i libri di Jean Améry, per favore.

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