Niente più Tav, sostiene Lisbona

Loading

LISBONA – Il governo di centrodestra portoghese ha «definitivamente abbandonato» il progetto per l’alta velocità  – in particolare la sua tratta di competenza del corridoio 5 per la linea Kiev-Lisbona – nonostante avesse già  ricevuto fondi dall’Unione europea. Un atto unilaterale che svela quanto sia falsa la motivazione del nostro presidente del consiglio, Mario Monti, quando sostiene che la Tav in Val di Susa s’ha da fare perché è «un impegno già  preso con l’ Unione europea».
Sostiene Lisbona, invece, che i 128 milioni già  ottenuti da Bruxelles per l’opera – una grande stazione nella capitale e la costruzione della linea verso Madrid – non sono un vincolo indissolubile perché il paese non possa tirarsi indietro. Il governo guidato da Pedro Manuel Pessos Coelho, uscito dalle elezioni del giugno scorso, aveva fatto del no all’alta velocità  argomento di campagna elettorale. All’inizio dell’autunno, aveva sospeso il progetto in attesa di ulteriori verifiche, con la forte motivazione che il Portogallo era sprofondato nella crisi e la politica di austerità  imposta dalla troika – Ue, Bce e Fondo monetario – non avrebbe permesso di giustificare all’opinione pubblica spese straordinarie come quelle per i treni del corridoio 5.
Mercoledì scorso, il governo ha colto al volo una sentenza della Corte dei conti che ha bocciato il progetto per alcune errori procedurali. Il giorno dopo, mentre il paese si fermava per lo sciopero generale, il consiglio dei ministri si riuniva assumendo la bocciatura e comunicando l’abbandono «definitivo» dell’alta velocità . Una scelta che potrebbe costare comunque cara: il consorzio Elos, incaricato dei lavori dal precedente governo nel maggio del 2010, chiede ora i danni per 264 milioni di profitti mancati. Il governo ha risposto per ora che pagherà  soltanto i lavori già  fatti dei circa 150 chilometri di tratta ferroviaria verso la Spagna. Tra i sindacati, si teme però che la fine del progetto possa portare alla perdita di oltre 200 posti di lavoro.
Coelho ha incontrato Monti a Roma lo scorso 29 febbraio. Dai resoconti ufficiali, pare che non si sia parlato del corridoio 5 – cui il progetto della Val di Susa dovrebbe collegarsi – né della marcia indietro portoghese. Monti perde un altro argomento a favore dell’opera, perché la decisione di Lisbona significa che si può anche dire no all’Europa. E tacere, a questo punto, vuol dire che le motivazioni italiane del tirar dritto sulla Tav sono di carattere esclusivamente interne al governo.
E’ scontato che il premier Coelho, in quanto cattivo modello, subirà  forti pressioni da Bruxelles per tornare sui suoi passi. Entro aprile, il Portogallo dovrebbe ricevere prestiti per 15 dei 78 miliardi di euro stabiliti dopo un accordo con la troika per «salvare» il paese dal baratro. Vedremo se un treno, che si chiama desiderio e destinato adesso a finire nel nulla nel suo viaggio verso occidente, cambierà  le carte, o se un no all’Europa è oggi possibile. Anche da parte di un governo di un paese partner.


Related Articles

Draghi debutta con una svolta taglio dello 0,25% per i tassi

Loading

Le Borse decollano, Milano +3,2%. Lo spread rifiata  La Bce.  Guadagni superiori al 3% anche per Francoforte e Parigi Attesa per un nuovo intervento della Fed 

Telecom, Consob contro Blackrock

Loading

Il fondo Usa sopra il 10% senza dichiararlo. L’autorità: sarà multata  

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment