Obama: “Internet e software per liberare l’Iran”

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Così, parafrasando il celebre discorso di Winston Churchill del 1946, il presidente americano rafforza la pressione su Teheran, annunciando che la Casa Bianca ha agevolato l’esportazione di software e di servizi Internet da parte delle aziende americane all’Iran. 
Il regime nega al proprio popolo «la fondamentale libertà  d’accesso all’informazione», ripete Obama e cita il blocco dei canali tv, dei segnali radio, il controllo dei computer, dei telefonini cellulari e la censura dell’Internet. In lingua inglese e farsi, ripropone il dialogo: «Non c’è motivo perché Stati Uniti e Iran siano divisi l’uno dall’altro»; poi riconosce «le continue tensioni fra i nostri Paesi», motivate in gran parte dal programma nucleare di Teheran. La Casa Bianca scommette ancora sull’efficacia della diplomazia e delle sanzioni, e tenta di frenare un raid militare da parte di Israele contro le centrali atomiche iraniane. 
Ali Khamenei, il leader supremo, gli risponde dalla città  santa di Mashad. Rivolto ai «vertici globali dell’arroganza», dice che l’Iran reagirà , se attaccato: «Non abbiamo armi atomiche e non ne costruiremo. Ma se verremo attaccati, dagli Stati Uniti o dal nemico sionista, li attaccheremo nello stesso modo».


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