Ostaggi: partita a scacchi

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Un’altra giornata di attesa e di incertezza in Orissa, lo stato indiano affacciato sul Golfo del Bengala dove due cittadini italiani sono stati rapiti sabato da un gruppo di ribelli maoisti in una zona interna del montagnoso distretto di Kandhamal, abitato da popolazioni indigene. Tutti i segnali dicono che il negoziato decolla lentamente, con un tira e molla molto politico sui nomi dei mediatori.
I rapitori di Paolo Bosusco e Claudio Colangelo ieri hanno fatto pervenire alla tv indiana Cnn-Ibn un nuovo videomessaggio, il quarto in quattro giorni, in cui offrono di liberare subito uno degli ostaggi. Ora il comandante dei ribelli attivi nella zona, Sabyasachi Panda, afferma di essere pronto a rilasciarne uno se il governo risponderà  subito a quattro delle 13 richieste elencate lunedì scorso: si tratterebbe in particolare di scarcerare cinque persone. 
Gran parte della giornata di ieri è stata spesa per dirimere la questione dei mediatori che dovranno condurre la trattativa: tre sono stati nominati dal governo, altri tre indicati dai maoisti. Ma è qui che sono sorti dei problemi. Un nome fermo è quello dell’attivista per i diritti umani Dandapani Mohanty, accettato dal governo, che invece ha respinto gli altri due nomi indicati dai ribelli: uno, il dirigente maoista Narayan Sanyal, perché si trova in galera nel vicino stato di Jharkhand con una condanna all’ergastolo; l’altro, un avvocato, perché «non desidera rappresentare i maoisti», come ha detto il capo del governo dell’Orissa, Naveen Patnaik. In serata i maoisti hanno suggerito altri nomi a sostituire i primi: B.D. Sharma e Prafulla Samantara, entrambi attivisti sociali. Di nuovo, uno ha accettato ma non il secondo: Samantara ha declinato dicendo di non essere al corrente su cosa vogliano i maoisti, e comunque che «non si sente rispettato dal governo come attivista sociale». Dunque manca ancora un nome, mentre Dandapani Mohanty ha tenuto a precisare: i mediatori non vanno considerati «rappresentanti» dei maoisti. Precisazione necessaria, perché le autorità  hanno una spiccata tendenza a etichettare attivisti sociali o per i diritti umani come fiancheggiatori del partito ribelle. Lo stesso Mohanty ha aggiunto che il governo deve coinvolgere dei «veri» maoisti tra quelli che sono in carcere, perché possono effettivamente comunicare con i ribelli. Mohanty ha citato alcuni nomi – tra cui Sanyal, già  respinto dal governo – e ha insistito: si può trasferirli dalle carceri in cui si trovano a quello di Bhubaneswar, la capitale dell’Orissa, in modo da poter avere delle consultazioni: proprio come era stato fatto l’anno scorso per trattare la liberazione di un prefetto preso in ostaggio dai maoisti in un distretto molto vicino a quello di Kandhamal.
Anche la chiesa cattolica intanto si offre per una mediazione. Lo ha detto padre Santosh Digal, sacerdote inviato nel distretto del rapimento dall’arcivescovo di Cuttak-Bhubaneshwar. Sta al governo «fare la prima mossa» per avviare il negoziato, «magari liberando alcuni ribelli prigionieri, come ha già  fatto in altri casi in passato», ha detto il sacerdote all’agenzia vaticana Fides. «È il passo che può avviare un vero negoziato», ha detto padre Digal. «Come esponenti della chiesa cattolica e come operatori sociali siamo disponibili a offrire il nostro contributo per un dialogo fra le parti, se gli attori in campo (il governo e i ribelli) chiederanno di coinvolgere una terza parte, come strumento di mediazione». Il sacerdote si dice «ottimista per un buon esito della vicenda», aggiunge che la delicata vicenda «riporta attenzione sulle popolazioni tribali dell’Orissa, abbandonate ed emarginate dalle istituzioni, vittime di espropriazioni di terreni, di abusi e sfruttamento», tutti fattori che «incoraggiano la ribellione». 
Giornata di attesa ieri anche nella vicenda dei due marò italiani detenuti a Trivandrum, nel Kerala. Unica novità , una nota della Farnesina si «rallegra» del risultato delle elezioni supplettive disputate in un collegio dello stato dell’India meridionale, dove il partito del Congress ha riportato una vittoria netta. Il Congress guida la coalizione al governo in Kerala, e questa vittoria rafforza il governo che aveva una maggioranza molto sottile. E questo, secondo il ministero degli estari italiano, significa che ci sarà  «continuità  di interlocuzione».


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