Progressisti, da Parigi parte la sfida: cambiare il volto dell’Unione

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Oggi a Parigi, ma la prossima primavera l’appuntamento sarà  a Roma e poi in autunno a Berlino. Perché dopo le presidenziali francesi si voterà  anche in Italia e in Germania. E, come dice Massimo D’Alema, qui in veste di presidente della Fondazione europea per gli studi progressisti (Feps), i prossimi 18 mesi possono «cambiare il volto dell’Europa».
Questa sorta di cooperazione rafforzata tra le forze progressiste europee è alla base di un’operazione che prende il via con la firma del documento intitolato «Un nuovo Rinascimento per l’Europa» ma che non si chiude oggi, quando il candidato all’Eliseo Franà§ois Hollande, il leader del Pd Pier Luigi Bersani e quello della Spd Sigmar Gabriel sigleranno sotto la volta del Cirque d’Hiver una piattaforma programmatica comune sulle politiche comunitarie.
RICREARE FIDUCIA TRA CITTADINI E UE
Socialisti francesi, democratici italiani e socialdemocratici tedeschi (ma l’iniziativa è aperta ad altri e non a caso è arrivato a Parigi anche il britannico David Miliband e il primo ministro belga Elio Di Rupo) hanno deciso di fare fronte comune contro quell’asse «Merkozy» che in questi anni, attraverso politiche puntate essenzialmente sul rigore dei bilanci, le sanzioni, l’austerità , hanno finito per fare dell’Europa più un ente distante e da temere che un’opportunità  per affrontare e superare la crisi economica.
«Bisogna ricreare un rapporto di fiducia tra i cittadini che soffrono la crisi e l’Europa», dice D’Alema durante una pausa dei lavori del seminario organizzato alla vigilia dell’iniziativa pubblica di oggi, «servono una strategia per la crescita, il completamento del mercato interno, gli Eurobond». Per questo le fondazioni vicine ai partiti progressisti europei (la nostra Italianieuropei, la francese Jean Jaurès e la tedesca Friedrich Ebert Stiftung, con la Feps a coordinare l’operazione) hanno avviato un percorso che per ora ha portato al documento che verrà  sottoscritto oggi, ma che si svilupperà  giocando un ruolo tutt’altro che secondario nelle campagne elettorali dei tre paesi, che insieme contano 200 milioni di cittadini europei su un totale di 330 milioni dell’Eurozona.
Inutile dire che se il primo passo dovesse andare in fallo tutto il resto del percorso sarebbe in salita. Insomma una vittoria di Hollande è importante per la Francia come per gli atri singoli paesi comunitari e per la stessa Europa. «Se a Parigi ci sarà  Hollande lo scenario europeo cambierà  e l’Europa sarà  spinta a politiche più favorevoli alla crescita»,
è il ragionamento di D’Alema. «Anche rispetto ai nostri interessi nazionali, sarebbe un cambiamento positivo se si ponesse fine al blocco franco-tedesco verso tutte le proposte in favore della crescita». Soprattutto per un paese come il nostro colpito profondamente dalla crisi economica. «L’Italia è interessata in modo vitale ad un’Europa più attiva in direzione della crescita. Il presidente Monti non ha fatto mistero in diverse occasioni della necessità  di una svolta in questo senso».
SOSTEGNO A HOLLANDE
A Parigi arrivano come un’eco lontana le voci critiche di esponenti Pd che giudicano un errore il sostegno ad Hollande e che non vedono di buon occhio la firma di Bersani del documento insieme ai socialisti francesi e ai socialdemocratici tedeschi. Beppe Fioroni, Marco Follini e una dozzina di ex-popolari hanno firmato una sorta di memorandum alternativo che è stato pubblicato dal Foglio. Ma se loro sono favorevoli ad appoggiare il candidato centrista Franà§ois Bayrou piuttosto che Hollande, D’Alema ha gioco facile nell’ironizzare sul fatto che i candidati all’Eliseo li scelgono i francesi, non il Pd: «Il candidato in corsa per sostituire Sarkozy è Hollande, consiglierei a questi amici una attenta lettura dei giornali stranieri».
Ma al di là  delle presidenziali francesi, che pure sono importanti, l’operazione avviata costituisce una novità  di non poco conto perché ha come obiettivo, dice D’Alema, «fare della sinistra la forza più europea e più europeista»: «Tradizionalmente non era così sottolinea il presidente della Feps anzi, per certi aspetti la sinistra guardava alla costruzione europea come ad una grande avventura liberale, magari pensando che lo stato nazionale fosse la garanzia per certe conquiste sociali».
Oggi, tra scenografia e interventi, si vedrà  il nuovo corso. Al Cirque d’Hiver parleranno i protagonisti dell’operazione e anche il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
Pier Luigi Bersani insisterà  sulla necessità  di dare all’Europa politiche per la crescita e non solo rigore, dicendo che «da Parigi deve ripartire il sogno di un’Europa libera, pacifica e più giusta». Il leader del Pd è arrivato ieri sera nella capitale francese, dove ha incontrato la portavoce del consiglio nazionale siriano Basma Qadmani. Le ha espresso la solidarietà  dei democratici italiani per la dura repressione nel suo Paese e l’ha invitata a Roma per il 19 e 20 aprile, quando si terrà  la conferenza internazionale dei leader progressisti e una parte dei lavori sarà  dedicata proprio alla primavera araba.


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