“Lavorare di più e più a lungo è un percorso inevitabile”

by Editore | 8 Marzo 2012 7:39

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ROMA – In Italia non si può non richiedere «che si lavori di più, in più e più a lungo», dichiara Ignazio Visco. «Non si tratta di uno slogan ma di un percorso inevitabile da affrontare con determinazione, anche se con gradualità ». Il suo inizio «non può essere più rinviato». Dall’osservatorio della Banca d’Italia, il governatore vede un paese «anziano», elemento che rende «la sfida della crescita non solo più difficile ma anche decisiva».
Visco parla nei saloni di via Nazionale, durante un maxi-convegno tutto dedicato al binomio donne-economia. Tra gli ospiti c’è anche il ministro, Elsa Fornero, alle prese proprio con i negoziati per cambiare il mercato del lavoro. «Questa riforma non può essere fatta solo da tecnici, ha bisogno anche di consenso», annuncia. «Il consenso non è facile ma è quello per cui ci stiamo impegnando». La signora riconvoca le parti sociali per lunedì e si augura che il riordino della materia, che è «in progress», porti la firma di tre donne: la sua, quella del leader della Cgil Susanna Camusso e quella del presidente della Confindustria Emma Marcegaglia: «Mi piacerebbe tanto. Sarebbe di buon auspicio per il paese». Fornero rivela anche che sulla riforma, di cui parla spesso con il premier Monti e ieri anche con il capo dello Stato, «il presidente Napolitano fa sentire la sua vicinanza»: «Di questo gli sono grata». 
E dunque: lavorare molto e più a lungo possibile. Ecco una questione che sta molto a cuore al nuovo governatore della Banca d’Italia e non da oggi. E mentre la invoca, invita a ricercare e soprattutto a «rimuovere» le ragioni per le quali l’occupazione nazionale è così bassa, specie tra i giovani e le donne. Visco fornisce qualche dato. Il primo: nel Sud il tasso di occupazione è del 44% della popolazione tra i 15 e i 64 anni; è occupato meno di un giovane su quattro e solo tre donne su dieci mentre nel centro Nord, dove il tasso di occupazione femminile è più elevato (55%), il divario con il tasso maschile è di circa 18 punti. Il secondo: oltre due milioni di giovani italiani non studiano, non lavorano e non partecipano a una attività  formativa; di questi 1,2 milioni sono donne. Perciò «bisogna recuperare i divari» di genere. Nella sua visione, «un migliore funzionamento del mercato del lavoro, con la capacità  di accompagnare e non con la volontà  di resistere al cambiamento- nelle tecnologie, nelle produzioni, nell’apertura dei mercati, nell’organizzazione delle imprese- va di pari passo con mutamenti profondi nella struttura produttiva». Il ministro spera che la riforma sia anche capace di essere «comprensiva e includente dei gruppi che oggi soffrono di esclusione», ovvero giovani, donne e anziani.
Oggi è l’8 marzo, tutti parlano di donne. Fornero dice che una occupazione femminile al 60% è «obiettivo nazionale» e che, sul punto, l’Italia «non è un paese maturo». Secondo Anna Maria Tarantola, vicedirettore della Banca d’Italia la sottovalutazione delle donne ha «pesanti ricadute» anche in termini di crescita: se lavorassero davvero al 60% avremmo un più 7% di Pil. Linda Laura Sabbadini (Istat) nota come l’Italia pre-crisi era in fondo alla classifica per l’occupazione femminile «e lo è anche adesso».

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