Sberle a chi sbadiglia Arrestata una maestra

by Editore | 21 Marzo 2012 7:11

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CAPO DI PONTE (Brescia) — Chi è davvero la maestra Antonella Capozzo, 54 anni e madre di due figlie? L’insegnante che — in base alle immagini di una telecamera nascosta — schiaffeggia malamente un alunno perché sbadiglia o la maestra che ieri pomeriggio all’uscita della scuola elementare «Pietro da Cemmo» tutte le mamme difendevano a spada tratta? Oggi di sicuro Antonella Capozzo è una donna rinchiusa nel carcere di Verziano a Brescia con l’accusa di maltrattamenti e il cui arresto ha lasciato increduli molti dei 2 mila abitanti di Capo di Ponte, paese della Valle Camonica dove la maestra prestava servizio.
Eppure i carabinieri avevano ricevuto tre segnalazioni sul comportamento dell’insegnante e sui suoi metodi per mantenere la disciplina in aula: genitori allarmati perché il figlio non voleva più andare a scuola, racconti di piccoli che si dicevano strattonati o presi a sberle dall’insegnate, un clima da caserma là  dove dovrebbe prevalere attenzione per gli scolari. L’unica soluzione è parsa piazzare una videocamera nell’aula della terza elementare dove insegna Antonella Capozzo. E hanno subito capito che quelle testimonianze non erano fantasie: in appena due settimane l’obiettivo ha ripreso sette episodi di maltrattamenti. Si vedono alunni tirati per i capelli, strattonati, schiaffeggiati sulla testa.
L’ultimo caso è di lunedì mattina: uno scolaro durante la lezione sbadiglia senza mettersi la mano alla bocca e la maestra gli tira una sberla. Tanto è bastato perché il pomeriggio stesso la donna venisse dichiarata in stato di fermo per flagranza di reato subito dopo aver concluso il suo lavoro in classe e non appena i bambini avevano ripreso la strada di casa.
Ma a Capo di Ponte non tutti sono ancora disposti a credere a quel che le immagini dei carabinieri mostrano. «Mia figlia è stata cinque anni sua alunna, mai abbiamo avuto sospetti del genere; ci fidavamo di lei tanto che ha sempre accompagnato le scolaresche in gita», dice Samanta Pietragalla, a lungo rappresentante dei genitori nella scuola, interpretando lo stato d’animo di altre mamme. «Di recente tutte le insegnanti l’avevano confermata loro rappresentante sindacale, a riprova della fiducia e stima di cui godeva e gode ancora», aggiunge il dirigente scolastico Gioacchino Ricci.
Ieri mattina tutti gli alunni della maestra Capozzo si sono presentati regolarmente a scuola. «Abbiamo intenzione di raccogliere la loro testimonianza — racconta ancora il dirigente — non tanto per sapere se hanno subito maltrattamenti quanto per aiutarli a capire che cosa sta succedendo. Non vogliamo raccontare ai ragazzi delle favole, nei dovuti modi devono sapere la realtà ; e così abbiamo chiesto loro di dirci cosa sapevano che era capitato alla maestra».
Molti scolari avevano già  appreso la notizia la sera prima in famiglia ma ieri mattina in aula qualcuno ha provato a raccontare che la maestra era partita o era malata; finché un’alunna, con estremo candore, ha riferito che no, mamma e papà  le avevano detto che erano venuti i carabinieri a prenderla. Non deve essere stato facile a quel punto gestire una situazione che per molti bambini è precipitata nel panico e nello sconforto. Oggi la maestra proverà  a difendersi nel corso del primo interrogatorio: non è escluso che il pm le conceda gli arresti domiciliari. Maria Rosa Raimondi, provveditore agli studi di Brescia, invita a non generalizzare: «La violenza non è mai consentita, ma la scuola non merita un giudizio sommario».

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