Tanzi: “Mi pento per l’esaltazione di allora solo adesso mi rendo conto dei miei reati”
MILANO – Un mea culpa, con una voce flebile e tremolante. Calisto Tanzi, l’ex patron della Parmalat, si è presentato ieri davanti alla corte di Appello di Bologna per leggere alcune dichiarazioni spontanee. «Porterò sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti, per colpa mia, hanno subito danni. Sono oggi pienamente consapevole degli errori che sono stati commessi». E si dice che i beffati siano stati circa 100mila per un buco da 14 miliardi di euro, il più grande crac europeo.
«Mi sono sempre assunto la responsabilità di quanto è stato fatto nel gruppo – ha detto Tanzi – e sono perfettamente consapevole della gravità dei danni che i creditori, e soprattutto coloro che hanno acquistato obbligazioni riferibili al gruppo, hanno subito». Con il pentimento, e viste le sue gravi condizioni di salute, Tanzi spera di ottenere dalla corte un trattamento più indulgente. «Ho compreso entità e significato dei miei errori soltanto nel corso del processo. Mi pento – è stata la sua conclusione – dello stato di esaltazione che all’epoca non mi ha consentito di percepire che, celando le reali condizioni del gruppo, non sarei uscito dal tunnel dei debiti e dalla spirale di reati che per tale motivo andavo compiendo».
I legali di Tanzi, Giampiero Biancolella e Filippo Sgubbi, sono tornati alla carica nel chiedere di indagare di nuovo le responsabilità delle banche, alla luce anche di quanto è avvenuto nel corso di altri processi. Bisognerebbe riaprire l’istruttoria dibattimentale per sentire almeno 30 parti offese del processo Parmalat per capire «se la vecchietta di Voghera leggeva Bloomberg e si precipitava, appreso che in Lussemburgo era stato emesso un bond Parmalat, a comperarlo. O se invece ci sia stato il consiglio di qualcuno», ha chiesto Biancolella, ottenendo però il rigetto dal presidente della Corte, Francesco Maddalo.
Il legale vorrebbe riaprire l’istruttoria dibattimentale e acquisire fatti successivi alla sentenza di primo grado. In particolare la sentenza Ciappazzi del tribunale di Parma, l’ordinanza di rinvio a giudizio per Eurolat del tribunale di Roma, le dichiarazioni di Fausto Tonna del novembre e dicembre 2011 nel procedimento contro le banche, in corso a Parma, atti in cui si chiamano direttamente in causa le banche nel crac del gruppo di Collecchio. E su quest’ultima richiesta il presidente della Corte si è riservato, come aveva fatto il procuratore generale Alberto Candi. Del resto, secondo Biancolella, è impossibile ricostruire la vicenda della Parmalat senza avere una visione unitaria di tutti i fatti che riguardano il crac. La difesa ha chiesto l’assoluzione per l’associazione a delinquere, di non giudicare Tanzi per i capi di imputazione e una pena complessiva di cinque anni.
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