Tlc, intesa bipartisan sull’ultimo miglio dall’Agcom nuove regole entro 4 mesi

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Nella riscrittura dell’emendamento decisa ieri, l’Agcom acquisisce potere e dovrà  individuare le misure idonee ad assicurare l’offerta disaggregata entro 120 giorni, senza però l’obbligo di portare a termine delle apposite «indagini di mercato» per quantificare l’incidenza di questi servizi all’interno del pacchetto offerto da Telecom per affittare l’ultimo miglio della sua rete. Questo in parole povere significa che si dà  per acquisito il fatto che la manutenzione rappresenta circa 2 dei 9,28 euro relativi al canone mensile applicato da Telecom, canone che peraltro è fissato dalla stessa Agcom e che è in linea con le tariffe applicate in Europa. Inoltre dato che il decreto – che oggi dovrà  essere votato dal Senato e che poi tornerà  alla Camera – deve esser convertito in legge entro il 9 aprile, probabilmente i regolamenti che di fatto liberalizzano il servizio di manutenzione dovranno essere approvati dalla nuova Agcom. Il mandato dell’autorità  presieduta da Corrado Calabrò scadrà  infatti il prossimo maggio. Restano però da dirimere alcune difficoltà  di natura tecnica, tra cui chi dovrà  intervenire quando il guasto alla rete Telecom riguarda un cavo, che a sua volta si dirama in tante linee utilizzate da diversi operatori. Anche perché in nessun Paese è mai stata varata una soluzione simile, per cui l’Agcom dovrà  dipanare una matassa alquanto complicata senza avere modelli di riferimento a cui ispirarsi per evitare future controversie. Con le modifiche votate ieri dalla Commissione, viene poi ribadita l’importanza di assicurare «comunque il mantenimento della sicurezza della rete», un altro dei punti su cui l’Agcom dovrà  vigilare. 
«È una soluzione equilibrata- ha commentato il senatore del pd Vincenzo Vita -, l’emendamento è stato approvato all’unanimità  dalla Commissione, che fa salvo il principio che sia l’Agcom ad occuparsene ma si danno all’autorità  degli indirizzi precisi». Alla luce di ciò Fastweb, Vodafone e Wind ritengono di aver vinto una piccola battaglia che va verso una maggiore liberalizzazione del servizio. Telecom Italia, che ha programmato 9 miliardi di investimenti nel prossimo triennio, continua invece ad avere fiducia nell’autorità  ed è convinta che non ci siano grandi margini per migliorare il servizio a un costo inferiore.


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