by Editore | 29 Marzo 2012 6:34
Da una parte ci sono i “beffati” dalla regole sulle nuove pensioni, dall’altra i “dannati” dei contributi. E su queste due categorie che si concentrerà la manifestazione unitaria fissata dai sindacati per il 13 aprile: i cosiddetti “esodati” da una parte e i “ricongiungimenti onerosi”, dall’altra. I primi rischiano di restare per anni senza ammortizzatori e senza pensione; i secondi di percepire assegni dimezzati rispetto a quanto avevano calcolato in base ai contributi versati. A meno che non si preparino a sborsare all’Inps centinaia di migliaia di euro. La questione degli “esodati” riguarda – stima non ufficiale, ma plausibile – circa 350 mila lavoratori. Si tratta di quei dipendenti che sono stati incentivati ad uscire dall’azienda con la prospettiva di una copertura da mobilità e disoccupazione fino al raggiungimento dell’età pensionabile. I calcoli però erano stati effettuati sulle vecchie regole: il passaggio dell’età minima a 66-67 anni ha sconvolto ogni previsione. Come sopravvivere agli anni di “buco”? Il decreto Salva Italia, in realtà , si era posto il problema e aveva stanziato un fondo ad hoc. Il fatto è che il governo aveva sottostimato la platea limitandola a circa 60 mila casi, mentre un emendamento l’ha allargata a tutti gli aventi diritto: le risorse stanziate sono però rimaste le stesse. Il ministro del Lavoro ha promesso che se ne occuperà per decreto entro la fine di giugno, dopo averne discusso con i sindacati. La soluzione potrebbe essere un assegno tipo Aspi. Ma i soldi (e i tempi di copertura) basteranno? Quanto ai “ricongiungimenti onerosi”, il caso riguarda chi – nel corso della sua vita lavorativa – ha cambiato azienda e ha versato i contributi in due diverse casse previdenziali. Per esempio prima l’Inpdap, poi l’Inps. La legge che prevedeva il ricongiungimento gratuito all’Inps è stata abolita nel 2010 (perché aumentando l’età pensionabile delle sole statali si temeva un loro esodo di massa verso le più “convenienti” braccia dell’Inps). Ora il ricongiungimento è diventato oneroso ed è carissimo: chi vuole l’intera pensione deve pagare fino a 300 mila euro. Altrimenti può scegliere di rinunciare alla quota maturata con il retributivo, ma l’assegno risulterà quasi dimezzato.
La precaria / Impieghi solo in nero non matura più diritti
L’incentivata / Ha 6 anni scoperti aiuti solo per 18 mesi
In mobilità / Versamenti volontari e a riposo nel 2017
Il licenziato / Pronto a lasciare nel 2013 dovrà aspettare 3 anni
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