Unar: crescono le discriminazioni, mille casi nel 2011. “Colpevoli” media e social network

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Roma – Aumentano i casi di discriminazione segnalati dall’Unar, l’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, che ha reso pubblica la relazione annuale inviata al Parlamento. Le istruttorie aperte dall’Unar sono salite a 1000 nel corso del 2011. Erano 766 nel 2010. Dei mille casi presi in esame, quelli ‘pertinenti’, cioè che si sono rivelati effettive discriminazioni, sono stati 799, 259 in più rispetto al 2010.  Per il secondo anno consecutivo sono i media (compresi i social network) sono l’ambito più frequente di discriminazione, con il 22,6% del totale dei casi pertinenti. Segue l’ambito del lavoro che ha ottenuto il 19,6% delle denunce, percentuale di oltre otto punti superiore a quella del 2010 (11,3%). Più o meno stabile si mantiene il dato rispetto ai casi registrati nell’ambito della vita pubblica (16,7%); mentre sono in flessione (10,9%) i casi relativi all’erogazione di servizi da parte di enti pubblici. Ma la relazione evidenzia che in settori come il lavoro il fenomeno è sottorappresentato perché i livelli di discriminazione sono più elevati di quanto emerso. 

Nel 2011 la regione con più discriminazioni si conferma la Lombardia, dove è avvenuto un caso su cinque  (21%), il dato appare stabile rispetto ai due anni precedenti. Un altro quinto proviene dal Lazio (19,0%), dove però gli episodi sono in calo. Seguono Veneto, Emilia Romagna e Toscana con il 12,2%, il 10,4% e il 10,8% delle segnalazioni pertinenti. Ma per le ultime due regioni il risultato dipende da un monitoraggio più costante effettuato dalla Rete di Antenne Territoriali, promossa dall’Unar assieme agli enti locali. “Sono dunque i grandi poli urbani (le province di Milano e Roma soprattutto) a veicolare il maggior numero di istruttorie pertinenti” si legge nel documento.

Circa il 12% del totale dei casi si riferisce ad altre discriminazioni, diverse da quelle etniche e razziali. Di questo sottogruppo, la maggioranza riguarda l’orientamento sessuale e l’identità  di genere con circa il 37%, i  casi che hanno riguardato la disabilità  sono il 31,5%. Le discriminazioni di genere sono invece il 16,9%, mentre per le convinzioni personali e religiose e l’età  i valori sono rispettivamente 7% e 7,8%.

A partire dal 2010, l’Unar ha cambiato strategia, attuando un monitoraggio sulle discriminazioni e prendendo l’iniziativa nel segnalarle alle autorità  competenti. Ogni cinque istruttorie valide più di due sono il risultato dell’attività  realizzata dall’Unar. Nel complesso negli ultimi ventiquattro mesi i casi presi in carico in modo autonomo, per iniziativa dell’ufficio e senza segnalazioni esterne, sono stati oltre cinquecento. Al 31 dicembre del 2011 risultava chiuso con conciliazione il 46,2% delle istruttorie mentre il 31,4% era stato trasmesso al secondo livello dell’ufficio per la risoluzione e chiusura del caso. (rc)

 

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