Bankitalia e Corte dei conti avvertono “Manovra recessiva, troppe tasse”
ROMA – Bankitalia e Corte dei Conti puntano l’indice sul peso delle tasse sulle manovre di correzione: così l’Italia rischia di non uscire più dalla recessione. E’ severo l’allarme lanciato ieri dal presidente della Corte dei Conti, Giampaolino: «Si rischia il corto circuito rigore-crescita», ha detto durante l’audizione sul Documento di economia e finanza 2012-2015. Il pericolo, che il Def non scongiura, ha osservato l’alto magistrato, è che la manovra colpisca duramente le possibilità di crescita del paese e che, in sostanza, sia vanificata dal mancato gettito dovuto alla recessione. Per la Corte dei Conti infatti l’intervento da oltre 75 miliardi messo in campo lo scorso anno, «concentrato sull’aggravio dell’onere tributario» (l’82 per cento nel 2012), potrà avere l’effetto, comprimendo redditi di famiglie e utili di imprese, di «dissolvere» circa 40 miliardi, la metà della manovra. «Il pareggio di bilancio così raggiunto non è virtuoso», ha commentato Giampaolino.
Con toni più cauti, ma sempre piuttosto preoccupati su tasse e spesa pubblica, si è espressa la Banca d’Italia, con il vicedirettore generale Salvatore Rossi. Anche Via Nazionale ha messo in guardia sugli «inevitabili effetti recessivi» delle manovre che, tuttavia, hanno evitato il peggio. Bankitalia ammette comunque che le riforme strutturali «recentemente approvate» potrebbero stimolare la crescita nel breve-medio periodo.
Anche in questo caso traspare la necessità di un cambio di passo della politica economica: il «forte aumento» della pressione fiscale, che supererà il 45 per cento, dovrà essere per Bankitalia «temporaneo» e senza una sua riduzione sarà a rischio il rilancio della crescita. I frutti della lotta all’evasione e della spending review dovranno consentire una riduzione del prelievo «sul lavoro e sulle imprese». «Segnali importanti per i cittadini» potrebbero venire per Rossi anche dai costi della politica.
Le considerazioni che riguardano l’Italia sono vincolate dal quadro internazionale. L’atmosfera è ancora assai instabile e il rischio-mercati resta per Bankitalia «elevato»: tutto dipenderà dall’evoluzione della crisi; la ripresa in Italia potrebbe tardare rispetto al 2013 (dove la collocano le stime del governo) oppure accelerare già da fine 2012 (definito «anno molto difficile per l’Italia»).
Le previsioni sul Pil e sul deficit continuano ad essere appese a più scenari, contenuti nel Def, che il viceministro dell’Economia Grilli ha evocato ieri in Parlamento: la crescita nel 2013 potrà andare dallo 0 all’1 per cento, il deficit dallo 0,5 allo 0,8 del Pil, prossimi al pareggio. Per il presidente dell’Istat, Giovannini, il Pil quest’anno sarà «coerente» con le stime del Def (-1,2%) e bisognerà fare i conti con un calo del tasso di risparmio «senza precedenti». Quello che è certo è che il governo non ha alcuna intenzione di porre in atto una nuova manovra correttiva: «Non la chiede nemmeno l’Fmi, la correzione c’è ed è sufficiente», ha sintetizzato Grilli con una battuta. «Non abbiamo in programma né patrimoniali né interventi fiscali».
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