Benvenuti a Frosinone, una città  sotto inchiesta

by Editore | 29 Aprile 2012 9:47

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Definita da Argan la città  più brutta d’Italia, secondo un recente rapporto di Legambiente è ora fra le più inquinate. Circondata dai monti Ernici, Lepini e Ausoni, è nel cuore della Ciociaria, terra di contadini e di letterati, dove oltre duemila anni fa nacque Cicerone. 
Benvenuti a Frosinone., Qui in un passato ormai lontano, venne inaugurato lo stabilimento della Permaflex, fondato dal pistoiese Licio Gelli che, evidentemente, aveva trovato terreno fertile per le sue imprese in terra andreottiana. Già  roccaforte della Dc di Andreotti, è stato il feudo di Ciarrapico. 
Il sacco della città 
Nel capoluogo ciociaro a comandare sono i costruttori che, come nel celebre film di Rosi, hanno messo “le mani sulla città “, di fatto impedendo l’adozione di un Piano regolatore. La città  è vittima di una cementificazione selvaggia effettuata in spregio a ogni criterio urbanistico e decoro estetico. È una «città  sotto inchiesta», come ci spiega Francesco Notarcola, memoria storica della sinistra locale. Piena di scandali edilizi che ne hanno devastato il territorio. Da ultimi, il mattatoio trasformato in casa della cultura dove la cultura non ha mai avuto accesso, la piscina olimpionica di nuoto (quella della cricca Anemone per intenderci), la speculazione del carcere trasformato in appartamenti ceduti alla ditta esecutrice dei lavori, lo scempio urbanistico del parcheggio multipiano e la Piastra dei Cavoni che ha strozzato la viabilità  della Monti Lepini.
Ma lo scandalo che più inquieta è un altro. La città , un tempo popolata dai Volsci, si trova a metà  strada fra Roma e Napoli. Per la sua posizione strategica, ci sono importanti resti archeologici. Sotto il cemento, ovviamente. Sì, perché le varie amministrazioni hanno consentito che vi si costruisse sopra. Così, negli anni ’60, sono stati seppelliti un anfiteatro romano risalente al I secolo d.C. e 800 mq di terme romane. Nel 2000, è stato realizzato un parcheggio sopra reperti archeologici pertinenti a un edificio databile alla prima età  imperiale. Nel 2008, è stato realizzato un altro parcheggio che ha seppellito un impianto termale risalente al III-IV secolo d.C. di ben 900 mq. Quest’ultimo, grazie a una concessione scandalosa, effettuata per la durata di 60 anni al costo di neanche 70.000 euro. Intanto il centro storico, nella parte alta della città , si sta spopolando, mentre in periferia si continua a fabbricare, senza che vi sia una piazza, un punto di aggregazione. La vita sociale si è trasferita dalle vie del centro storico ai corridoi di un centro commerciale. Gli imprenditori dell’edilizia si sono arricchiti con i project financing, usando un moderno strumento anglosassone, per perseguire un antico progetto italiano di saccheggio del territorio. 
Simbolo del modello frusinate è il nuovo stadio Casaleno, che avrebbe dovuto sostituire il vecchio Matusa. La proposta fu partorita dalla coppia Stirpe-Zeppieri, rispettivamente Presidente del Frosinone calcio e leader del più grande gruppo di costruzioni ciociaro: un project financing da 60 milioni di euro e compensazioni attraverso cubature, licenze e ricavi di gestione. Il nuovo stadio avrebbe dovuto ospitare la squadra di calcio cittadina durante il suo periodo di gloria, quando militava nella serie cadetta e si scontrava con il Napoli e la Juve. I sogni di gloria svanirono presto. Il Frosinone è tornato a militare in Prima Divisione, a gareggiare con Pergocrema e Feralpisalò, e i lavori per completare il nuovo stadio non sono mai iniziati, anzi, la nevicata di febbraio ne ha determinato un crollo parziale. 
Altro capitolo è il teatro comunale, il «teatro che ci sarà », cavallo di battaglia del sindaco in carica Marini (Pd) che, nel settembre dello scorso anno, ne ha presentato il progetto alla presenza di Carla Fracci e Gigi Proietti. Frosinone, che conta poco più di 40.000 abitanti, è infatti priva di un teatro. Condividiamo la necessità  di investire per la cultura, ma il dubbio è che qui si intenda investire non per essa ma per il suo contenitore. Così, anziché sviluppare le storiche istituzioni culturali della città , come il Conservatorio di Musica e l’Accademia delle Belle Arti, quest’ultima in stato di abbandono, si è scelto di costruire un teatro dalle dimensioni faraoniche, nella peggiore tradizione delle grandi opere, di scarsa utilità  per i cittadini e sicuri profitti per le imprese.
In questo caso, peraltro, la realizzazione del teatro è stata commissionata alla Nidaco Costruzioni, ditta di Venafro che fa capo ai nipoti dell’Europarlamentare Aldo Patriciello (Pdl), coinvolto in gravi indagini penali. Fra queste, l’inchiesta “Piedi d’argilla”: secondo gli inquirenti, insieme al fratello Gaetano, detto “Saddam”, nel 2004 avrebbe fornito calcestruzzo scadente per l’edificazione dei pilastri di un viadotto. In tale procedimento il gruppo Patriciello era stato definito come la faccia criminale del clan ‘ndranghetistico dei Garofalo di Petilia Policastro, nel crotonese. Il giudizio, dopo una sentenza che aveva condannato “Saddam” e assolto l’onorevole, è attualmente pendente dinanzi la Corte di appello di Campobasso, a seguito dell’appello promosso dalla Procura. Visto l’inquietante quadro generale, l’affidamento dei lavori alla ditta molisana non lascia grandi speranze sui tempi, sulla qualità  e sui costi di realizzazione. Lascia piuttosto una domanda: il teatro ci sarà ?
La questione ambientale
Frosinone è al centro della valle del Sacco. Qui, in era andreottiana, fiorirono industrie finanziate dalla Cassa del Mezzogiorno. La zona è ora avvelenata dagli scarichi che dalle industrie confluiscono nel fiume che dà  il nome alla valle. Con discariche a cielo aperto, terreni e falde acquifere contaminate, che hanno creato problemi nella catena alimentare. Nel 2005 furono trovate 25 mucche morte lungo il fiume nei pressi di Anagni, a causa dell’arsenico presente nel fiume. Fu abbattuto il bestiame, furono distrutti i prodotti agricoli e chiuse diverse aziende. Giusto un segnale di quello che la crescita e l’industrializzazione hanno rappresentato nel frusinate. Il frutto di un sistema perverso che ha portato ricchezze agli imprenditori e lavoro agli operai. Ma che ha distrutto il territorio.
Il fronte di sinistra
Negli ultimi quindici anni la città  è stata governata dal centrosinistra. Con il contributo decisivo di noti soggetti della destra locale. Da Romano Misserville (ex repubblichino, in seguito missino, poi trasmigrato nelle file mastelliane e sottosegretario del Governo D’Alema) a Francesco Storace, originario di Cassino. La città  è stata quindi sempre governata da un fronte trasversale, secondo logiche clientelari. In questo contesto, il 6 e il 7 maggio si terrà  il primo turno delle Comunali. A contendersi il posto sono 8 candidati, mentre sono in 700 (circa uno ogni 60 abitanti) i candidati consiglieri.
A queste latitudini né Vendola né Ferrero sono venuti. Misteri della sinistra. Hanno fatto male. Perché avrebbero scoperto un fronte di sinistra ciociaro unito e combattivo. Lo guida una giovane operatrice culturale, Marina Kovari, origini napoletane, candidata a sindaco per Sel, Prc, Movimento La colomba e Frosinone BeneComune, network di comitati e associazioni che si sono battuti contro la privatizzazione dell’acqua, per la valorizzazione dei beni ambientali e archeologici e per un’antimafia sociale. La incontriamo, insieme ad Alberto Bianchi del Comitato acqua pubblica regionale, in un locale del centro storico e ci spiega di aver impostato la campagna elettorale su tematiche culturali e ambientali, viste le piaghe della città . «Una città  difficile in cui si respira un’illegalità  e una corruzione diffusa. Terreno fertile per la criminalità  organizzata». È invece arrivato a Frosinone per benedire la sua candidata Beppe Grillo, che ha tenuto il suo comizio presso il bar Minotti, storico covo della destra locale.
A pochi giorni dalla contesa elettorale, i cittadini sembrano disincantati. Come altrove, cresce il popolo dell’antipolitica e si prevede una consistente astensione. I favoriti sono il sindaco uscente, Michele Marini, appoggiato da Pd e Udc, l’eterno sconfitto Nicola Ottaviani (Pdl e Udeur), avvocato penalista alla terza candidatura e l’outsider Memmo Marzi, uomo forte della politica ciociara, già  sindaco per due mandati che naviga a vele spiegate fra i venti dell’antipolitica. Con l’appoggio di socialisti, Pdci, Idv e Storace, una marmellata biancorossonera francamente indigesta. Ma Kovari, la Mèlènchon ciociara, non demorde e dichiara: «Puntiamo al ballottaggio».

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