Btp, tassi su e il Tesoro frena l’offerta

by Editore | 13 Aprile 2012 6:37

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ROMA – Il Tesoro colloca sul mercato Btp triennali per 2,88 miliardi, poco meno della quantità  offerta, ma a tassi in salita, fino al 3,89% (da 2,76), il top da gennaio. Il viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli, spiega che «ha scelto» di non soddisfare «tutta la domanda che c’era», perché il paese non ha «urgenza di fare funding a tassi che secondo noi non sono quelli giusti». La notizia arriva proprio quando sia la Bce che il Fmi lanciano l’allarme lavoro: ci saranno più disoccupati, a breve è atteso un peggioramento. E come se non bastasse, non migliora il contesto: la ripresa sarà  «modesta» e gravida di «rischi». Per uscire dal tunnel servono bilanci «solidi» e riforme strutturali «energiche».

Di più: «La crisi non è finita», ammonisce Christine Lagarde, numero uno del Fondo. Preoccupata per «i costi umani» che comporta, la signora consiglia ai governi di intervenire subito sul mercato del lavoro: «Le riforme sono difficili ma essenziali per creare nuova occupazione, specie per i giovani».

Le analisi di Bce e Fmi, come pure l’esito dell’asta dei Btp, seguita peraltro dalla vendita di buoni ‘fuori corso’ per tutti i 2 miliardi massimi prefissati, influiscono sulle Borse europee.

Dopo un avvio contrastato, con la sola eccezione di Madrid, tutte recuperano sul finale , spinte da Wall Street, pure in ascesa.

Milano chiude con un più 1,23%. Si ridimensiona lo spread (quota 361,8). Secondo i tecnici di Mario Draghi sono i timori per la crescita che stenta e il lavoro che non c’è a pesare sul differenziale di Italia e Spagna. Si placa anche la polemica politico-diplomatica tra i premier Rajoy e Monti: lo spagnolo dice che il collega italiano gli ha telefonato per smentire, come ha già  fatto palazzo Chigi,i riferimentia Madrid quale causa della crisi. Lagarde: «I rischi restano alti. La situazione è fragile. Le tensioni nella Ue sono il pericolo maggiore: servono più difese».

Proprio le fibrillazioni di rendimenti e spread sono spiegati dalla Bce col fatto che sui mercati la fiducia “non ha recuperato completamente”. Secondo i tecnici di Mario Draghi il «rinnovato intensificarsi delle tensioni” sui titoli di stato dell’area euro e «la loro potenziale propagazione all’economia reale» sono oggi tra i maggiori fattori di rischio. Il Fmi concorda. L’Ocse invece rammenta un altro pericolo incombente: il debito pubblico che, per i paesi dell’organizzazione, arriverà  a livelli ‘italiani’, oltre cioè il 100% del Pil.

Sarà  quindi necessario «un sostenuto irrigidimento di bilancio» da attuarsi con tagli «mirati» più che «indiscriminati».

Oggi comunque il dramma è quello della disoccupazione: le condizioni del mercato del lavoro “continuano a deteriorarsi”, avverte la Bce. I numeri lo testimoniamo: il tasso di disoccupazione «è andato aumentando sin dall’aprile del 2011. A febbraio si è collocato al 10,8%, un livello superiore di 0,6 punti percentuali rispetto al massimo raggiunto nel maggio del 2010».

Servono “aggiustamenti salariali”; bisogna “promuovere la crescita della produttività “. Più in generale, la crisi impone prudenza sui conti pubblici e target rispettati. Tutti i partner devono riportare il rapporto debito-Pil “decisamente” sotto il 60%. Per molti serviranno «altri notevoli sforzi di risanamento per un periodo prolungato».

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