C’è l’Irap, salta il fondo taglia-tasse Rendite catastali, prezzi di mercato

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ROMA — Saranno i valori medi del mercato immobiliare, probabilmente quelli del triennio 2010-2012 se la riforma scatterà  entro l’anno prossimo, i nuovi parametri di riferimento per determinare il valore e la rendita catastale degli immobili. Insieme ai Comuni il governo definirà  i nuovi ambiti territoriali del mercato immobiliare e provvederà  a ridefinire le destinazioni d’uso catastali. Dopodiché si passerà  a definire i nuovi valori, abbandonando il criterio dei vani per passare ai metri quadri e, soprattutto, ai prezzi di mercato per la proprietà  e le locazioni, per stabilire il valore e la rendita degli immobili. Per uffici, negozi e destinazioni d’uso particolari si adotterà  un criterio simile, ma se non saranno disponibili quotazioni di mercato attendibili si potrà  attribuire la rendita catastale anche con una stima diretta o ricorrendo alla valutazione dei costi di costruzione per gli immobili a carattere prevalentemente strumentale. La riforma del catasto prevede l’adeguamento periodico dei valori e rendite e la modifica delle aliquote e delle detrazioni «per evitare un aggravio del carico fiscale medio con particolare riferimento alle imposte sui trasferimenti». ROMA — Arriva il riordino delle cosiddette spese fiscali, ovvero delle centinaia e centinaia di sgravi, detrazioni, deduzioni, sconti e franchigie fiscali previste dall’ordinamento tributario e che valgono, ogni anno, 254 miliardi di euro. La delega attribuisce al governo il potere di introdurre norme dirette «a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali che appaiono, in tutto o in parte, ingiustificate o superate alla luce delle mutate esigenze sociali ed economiche, o che costituiscono una duplicazione». Saranno mantenuti gli sgravi considerati prioritari, e che riguardano la famiglia, la salute, la ricerca, la tutela del patrimonio culturale, dell’ambiente e delle categorie più svantaggiate. Il governo è orientato verso una revisione molto selettiva, anche perché gran parte delle «spese fiscali» sono di fatto «intangibili», come rileva la relazione tecnica alla delega. Tra queste le detrazioni dall’Irpef per i redditi da pensione o da lavoro dipendente, che valgono da sole 37 miliardi di euro e quelle per i carichi di famiglia (11,3 miliardi). Hanno molta più probabilità  di essere alleggeriti, invece, gli sconti fiscali a favore delle imprese, che oggi costano 24 miliardi di euro. ROMA — Salta per l’ennesima volta il fondo per la riduzione strutturale delle tasse con i proventi della lotta all’evasione fiscale. Il progetto era nella bozza di delega fiscale entrata ieri nel Consiglio dei ministri, ma è stata eliminata nel corso della riunione. Anche in considerazione del fatto, spiegano fonti di Palazzo Chigi, che fino a tutto il 2014 i frutti della lotta al sommerso sono già  vincolati alla riduzione del deficit pubblico e all’anticipo del pareggio di bilancio. Una misura del genere avrebbe di gran lunga sconfinato dall’orizzonte temporale di impegno del governo Monti, ed in ogni caso determinare quanta parte delle somme sottratte all’evasione fosse effettivamente spendibile per degli sgravi di imposta strutturali e non effimeri non sarebbe stata cosa facile. L’evasione sarà  misurata ogni anno da una commissione dell’Istat per «tutti i principali tributi» e sarà  oggetto di un rapporto specifico del governo che nell’ambito della sessione di bilancio dovrà  spiegare la strategia seguita nella lotta all’evasione e sui suoi risultati. Stabilire come usare quelle risorse, eventualmente, sarà  compito del prossimo esecutivo. ROMA – Addio alle tre aliquote Irpef del 20, 30 e 40% e all’abolizione dell’Irap, via libera alla riforma del catasto, al riordino delle detrazioni fiscali, alla nuova tassazione dei redditi per gli imprenditori e alla carbon tax, mentre all’ultimo minuto, nella riunione del Consiglio dei ministri, è saltata la creazione del fondo per ridurre le tasse alimentato dalla lotta all’evasione. Il governo Monti presenta la sua delega per la riforma del fisco, che dovrà  essere attuata entro nove mesi dall’approvazione del disegno di legge, e rispetto a quella del precedente governo Berlusconi l’unico punto in comune è la garanzia di invarianza del gettito fiscale. 
Dall’attuazione della delega, chiarisce l’articolo 18 del provvedimento approvato ieri dal governo, «non possono derivare nuovi oneri per il bilancio dello Stato», mentre Palazzo Chigi, con una nota, sottolinea come dalla delega «non deriverà  un aumento della pressione fiscale». Per qualcuno le tasse caleranno, per altri aumenteranno, ma nel complesso il carico fiscale sui redditi delle persone fisiche, delle imprese, e quello sulla casa resterà  sostanzialmente invariato. La delega si limita a «correggere alcuni aspetti critici del sistema fiscale italiano – sottolinea il governo – per renderlo più equo, trasparente ed orientato alla crescita economica». 
Il sommerso andrà  monitorato e l’evasione, tributo per tributo, rilevata ogni anno da una commissione dell’Istat, poi certificata dal governo. Ma non si arriverà  a definire il «quantum» disponibile per gli eventuali sgravi, anche perché il gettito della lotta all’evasione è già  vincolato ancora per qualche anno al mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici. Che la restituzione ai cittadini onesti del tesoretto degli evasori non fosse cosa facile, anche perché è quasi impossibile determinare quanta parte sia strutturale, lo aveva lasciato intendere il vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, poche ore prima del Consiglio dei ministri. «L’impegno — ha detto all’Infedele su La7 — è quello della verifica della lotta all’evasione e di restituire all’economia queste risorse, ma quando saremo in grado di verificarle e quantificarle».
L’altro passaggio cruciale della riforma Monti sarà  la revisione delle cosiddette «spese fiscali», cioè di tutte le detrazioni, deduzioni, agevolazioni, sconti e franchigie fiscali, che sono più di 700 e ogni anno costano 254 miliardi di euro. Con i decreti attuativi della delega si potranno «ridurre, eliminare o riformare» gli sgravi «che appaiono ingiustificati o superati, o che costituiscono una duplicazione». Il riordino avverrà  tenendo conto di alcune priorità , come la tutela «della famiglia, della salute, delle persone economicamente o socialmente svantaggiate, dei beni artistici e culturali, della ricerca e dell’ambiente». Tra le priorità  non è indicato il mantenimento degli sgravi sui redditi da lavoro e da pensione, né della casa, che tutti insieme assorbono la gran parte di quei 254 miliardi.
Altro punto forte del progetto è la riforma del catasto, con l’ambizione di attribuire a tutte le unità  immobiliari un valore patrimoniale ed una rendita basate sulle dimensioni (si calcoleranno i metri quadri e non più i vani) e sulle quotazioni di mercato. Le aliquote e le detrazioni relative alle imposte sulla casa (e quindi all’Imu), saranno riviste con l’obiettivo di «evitare un aggravio del carico fiscale medio, con particolare riferimento alle imposte sui trasferimenti» (per inciso la riforma prevede anche il riordino delle imposte indirette, Iva compresa). Viene confermato il proposito di rivedere il sistema di tassazione dei redditi di impresa, favorendo la capitalizzazione delle aziende più che l’arricchimento dei loro proprietari, e il varo della «carbon tax» europea, che colpirà  maggiormente le imprese che inquinano di più. Il governo, poi, si impegna a varare delle norme per stabilizzare il meccanismo del 5 per mille dell’Irpef al volontariato e la ricerca, ad accelerare la soluzione del contenzioso tributario (corsia stragiudiziale per le liti minori, conciliazione anche in appello), a rendere più stringente l’accertamento sintetico, ad alleggerire i profili penali dei reati tributari, a semplificare gli adempimenti per i contribuenti (compresa la dichiarazione dei redditi) e le funzioni di sostituti d’imposta, Caf e commercialisti.


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