Comiso, la terra e la pace
Il 4 aprile di trenta anni fa oltre centomila siciliani, ma anche tanti, tantissimi che erano arrivati da ogni parte d’Europa, sfilarono per tutta Comiso per dire no alla costruzione di una base militare che avrebbe dovuto accogliere 112 missili Cruise a testata nucleare.
Con questa manifestazione la Sicilia (e solo la Sicilia) si inseriva in un grande movimento che animava l’Europa al di qua della cortina di ferro, con alla testa la socialdemocrazia di Willy Brandt che con la sua à¶stpolitik voleva fare uscire la Germania, cresciuta economicamente, dalla sua condizione di nano politico e la Svezia di Olof Palme impegnato a creare nel suo paese il passaggio ad una società socialista. L’iniziativa siciliana era diretta da Pio La Torre tornato alla direzione di un partito che, attraverso il consociativismo con la peggiore DC, quella di Lima, era passato di sconfitta in sconfitta con grande demoralizzazione della base che invece, ora rispondeva in modo impressionante ad una iniziativa che univa in un unico fronte settori dell’estrema sinistra extraparlamentare con il presidente dell’Ars Lauricella socialista e il Presidente regionale delle Acli, Capitummino. Poco dopo, il 30 aprile, Pio La Torre, assieme a Rosario Di Salvo, veniva assassinato da un commando della mafia più stragista che agiva però sotto l’impulso di quelle forze politiche che temevano la rivitalizzazione in Sicilia del movimento antimafia sulla base della relazione di minoranza della Commissione parlamentare antimafia firmata da Pio La Torre e Cesare Terranova (parlamentare ritornato dopo questa alla sua professione di procuratore e anche lui assassinato). Arrivava in quei giorni su richiesta di Pio, mandato dal presidente Spadolini, come Commissario straordinario della lotta antimafia il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che però fu anch’esso assassinato prima che gli arrivassero i poteri e i rinforzi che aveva chiesto.
Naturalmente sullo sfondo sia del delitto La Torre sia di quello di Palme, l’ombra dei servizi segreti americani. Era stata appena lanciata dal comitato contro i missili a Comiso una petizione popolare che dopo l’assassinio ricevette nuovo impulso fino a raggiungere un milione di firme solo in Sicilia (perchè nel resto dell’Italia neanche dopo la morte di Pio fu possibile sviluppare un analogo movimento). L’impegno di Berlinguer, a piazza Politeama in occasione dei funerali di La Torre, di continuare la sua lotta non fu seguito da atti concreti anche perchè il PCI era impegnato in un’azione non autonoma, come quella dei socialdemocratici tedeschi e svedesi, ma di pieno e totale inserimento nella politica atlantica. Ai funerali di Pio la sciagurata decisione di far parlare il Presidente della Regione Mario D’Aquisto, uomo di Lima, contro cui La Torre aveva cercato di mobilitare la base del partito suscitò un’ondata di proteste, di urla, di fischi nella grande massa dei partecipanti.
Il trentennale di queste lotte e di questi tragici avvenimenti avviene mentre ancora una volta la Sicilia è teatro di iniziative di guerra. L’intervento in Libia ha bloccato il fiorente successo dell’aeroporto civile di Trapani Birgi. A Niscemi è stato piazzato uno dei grandi radar della cerchia antimissile americana che costituisce oggi uno dei punti di conflitto maggiore tra gli USA e la Russia di Putin e soprattutto nell’aeroporto di Sigonella hanno fatto la loro comparsa i terribili Droni strumento della guerra elettronica che già operano nel Medio Oriente e sono attesi i Super Droni, Global Hawk, del sistema AGS (Alliance ground surveillance) che costano più di 183 milioni di dollari ciascuno finanziati da un gruppo di 13 paesi da cui si sono tirati fuori la Francia, la Gran Bretagna, l’Olanda, la Svezia, la Polonia ed altri paesi della Ue (altri miliardi per l’acquisto di strumenti di guerra americani in aggiunta a quelli ordinati dal governo Berlusconi con gli aerei F-35). E ciò mentre la presenza della base di Sigonella e del suo radar condiziona lo sviluppo impetuoso del traffico civile di Catania Fontanarossa. Sigonella smilitarizzata dovrebbe diventare, invece, l’ Hub dei grandi traffici internazionali di pace.
La Sicilia ancora una volta diventa centro di avventure aggressive e costose nel segno della sottomissione ai voleri degli Usa pur in perdita di prestigio e di forza internazionale. E ciò avviene in un momento di grave crisi della sinistra in Sicilia, come è dimostrato dalle vicende della formazione delle liste a Palermo e dei Comuni dove si voterà a maggio. La manifestazione di domani 4 aprile può essere l’inizio di una svolta per le forze di progresso e di pace della Sicilia anche in vista del rinnovo dell’Ars e delle elezioni nazionali del prossimo anno. È necessario però che queste iniziative siciliane siano seguite dall’opinione pubblica di sinistra nazionale e si colleghino con tutte le forze che si battono per un programma di rinnovamento di pacifista, ambientale e di sviluppo dei diritti e del lavoro.
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